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Una lectio magistralis per Qusayr 'Amra
Data: 20/10/2013
Dedicata al cantiere di restauro sul sito giordano l'inaugurazione dell'Anno di corso della SAF.
Qusayr ‘Amra è uno dei cosiddetti “castelli nel deserto” costruiti dai califfi e dai principi omayyadi nel deserto compreso tra Siria, Giordania e Palestina. L’esistenza di questi edifici è stata in passato spiegata ammantandoli di un aura romantica: la nuova elite omayyade era desiderosa di stabilire le proprie lussuose residenze in luoghi desertici perché restia ad abbandonare completamente la propria vita nomadica in favore degli affollati centri urbani e commerciali come Damasco o Basra. Questa interpretazione non va certa del tutto scartata ma è certo che queste residenze costituissero anche tenute agricole dotate di ingegnosi sistemi idraulici e che rappresentassero anche un’importante funzione politica di cerniera tra la dinastia e le tribù nomadi su cui era fondato il suo potere.
Qusayr ‘Amra è uno di tali castelli che mantiene una struttura leggibile e uno straordinario ciclo decorativo quasi completamente conservato. E’ costituito da una sala rettangolare a tre navate e altri annessi, un complesso termale e strutture idrauliche, come la saqiya (un pozzo dotato di ruota ad acqua per il rifornimento idrico della casa e dei terreni).
Illustreranno la storia di questo complesso architettonico, le sue vicende conservative e l’opera del team Iscr che vi ha lavorato a partire dal 2009 Giovanna De Palma e Maria Carolina Gaetani nel corso della lectio magistralis che il 22 ottobre aprirà l’Anno di corso 2013-14 della Scuola di Alta Formazione dell’Iscr (alle ore 10.00).
Sarà l’occasione per parlare, tra le altre cose, di una nuova esemplare applicazione dei principi brandiani del restauro, sia nel trattamento delle superfici esterne (dove le integrazioni si armonizzano con il contesto ma sono state applicate in modo da renderle riconoscibili) sia nel trattamento delle lacune delle superfici pittoriche, reintegrate con l’obiettivo di ricostruirne i nessi logici e consentirne la comprensione, ma senza cancellarne o nasconderne la storia conservativa.
Interessanti novità riguarderanno l’interpretazione iconografica del ciclo pittorico; la pulitura ha reso infatti leggibili dettagli prima occultati dagli strati di fuliggine e dei materiali applicati durante i precedenti restauri. Tra le altre scoperte è stato così possibile riconoscere il nome di Walid ibn Yazid ovvero il califfo Walid II (743-744 d-C.) e datare quindi almeno una delle fasi di utilizzo dell’edificio.