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Concluso il restauro della Madonna Addolorata di Morbegno in Valtellina

Data: 08/04/2015

La scultura lignea policroma, attribuita a Giovanni Angelo Del Maino, è l'unico elemento superstite di un importante Compianto sul Cristo morto.

Il gruppo scultoreo a cui la Madonna Addolorata apparteneva era originariamente composto di otto figure scolpite, dipinte e dorate, eseguito presumibilmente nel 1517 da Giovanni Angelo Del Maino, figlio di Giacomo. L’attività dei Del Maino, scultori di origine milanese poi trasferitisi a Pavia, è documentata fra il 1469 e il 1536. Di Giovanni Angelo è anche l’architettura della grande ancona lignea nella chiesa di san Lorenzo e santa Maria Assunta sempre in Morbegno, dipinta e dorata da Gaudenzio Ferrari e Fermo Stella fra il 1520 e il 1524.

Il Compianto, originariamente collocato nella chiesa di san Giovanni Battista a Morbegno, viene trasferito agli inizi del Settecento nella nuova chiesa di san Giovanni e da questa data se ne perdono le tracce; solo la Madonna vi è  ancora documentata fino alla seconda metà del XX secolo, risultando esposta alla devozione dei fedeli in occasione delle celebrazioni della Settimana Santa.

Giunta nel Laboratorio Manufatti lignei dell’Istituto, è stata restaurata dopo le preliminari ricerche storiche, le indagini diagnostiche e un’accurata campagna fotografica. Attualmente la comunità religiosa di Morbegno e la Soprintendenza di Milano, competente per territorio, collaborano per individuare il luogo migliore, sotto l’aspetto del culto, della buona conservazione e della fruibilità, in cui ricollocare l’opera.

La scultura è stata ricavata da un unico tronco di legno di pioppo scavato dal retro, cui sono aggiunti piccoli elementi di modellato. È documentata la presenza di una originaria, ricca decorazione policroma per le vesti ma l’aspetto odierno è condizionato dai numerosi interventi che l’opera ha subito nel corso dei secoli, come spesso accade a molte sculture destinate al culto e alla devozione. Alla rimozione massiccia degli strati pittorici e della preparazione originali è seguita, infatti, una rozza ridipintura totale delle superfici. I test preliminari al restauro hanno messo in evidenza che al di sotto delle coloriture di manto, veste e calzari non era possibile recuperare alcuna traccia consistente di colore antico; sul capo e sulle mani, invece, si è rinvenuto un soggiacente livello cromatico di raffinata qualità, forse afferente alla decorazione pittorica originale, anch’esso completamente occultato da una sorda e spessa stesura novecentesca, molto tenace. Questa particolare situazione conservativa ha determinato la necessità di intervenire in maniera differenziata sulle varie zone della scultura. Dopo un’attenta valutazione critica, condotta in maniera interdisciplinare e con il coinvolgimento del funzionario incaricato della Soprintendenza milanese, Sandra Sicoli, e di esperti studiosi  della scultura lombarda nel Rinascimento come Paolo Venturoli, si è scelto di portare alla luce la stesura più antica degli incarnati, con un meticoloso e impegnativo lavoro di rimozione manuale a bisturi delle ridipinture. Sul resto della policromia, invece, si è optato per il mantenimento degli strati moderni, che sono stati sottoposti ad un’accurata pulitura con mezzi solventi, mantenendo in tal modo l’aspetto unitario dell’opera così come ci è pervenuta. Sono state risanate le fessure  del tronco, le lacune del supporto ed è stato risarcito un piccolo elemento mancante nella fibbia del manto, mentre un intervento particolare ha richiesto la mano sinistra, le cui dita erano state grossolanamente rimodellate e rifatte in seguito a un antico trauma. Il restauro è stato completato con l’integrazione pittorica a puntinato sulle lacune di profondità, e a velatura sulle lacune di superficie.

Il lavoro ha previsto l’attività di documentazione grafica e fotografica ricorrendo anche a tecniche di ripresa 3D e con fluorescenza UV; è stata effettuata una campagna analitica volta al riconoscimento delle specie legnose, alla caratterizzazione delle stratigrafie pittoriche e alla individuazione della natura dei pigmenti.

Il restauro è stato condotto nel Laboratorio dei Manufatti lignei con la partecipazione degli studenti del PFP2  della Scuola di Alta Formazione dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro.

Responsabile
Laura D’Agostino

Gruppo di lavoro ISCR
Federica Di Cosimo
Francesca Fumelli
Giulia Galotta
Costanza Longo
Marina Marchese
Angelo Rubino
Fabio Talarico
Gloria Tranquilli