• home
  • Restauri - Restauri in corso

Bandiera storica Guardia di Finanza, Roma

intervento di restauro

Lo stato di drammatica frammentarietà della bandiera e la presenza delle grandi lacune, pongono in evidenza il problema della restituzione dell'unitarietà dell'immagine dell'oggetto. In questo caso particolare, trattandosi di un danno antropico recente, dovuto ad una sorta di "incidente", è stato più importante cercare di attenuare il più possibile l'impatto del danneggiamento, piuttosto che accentuarne la memoria con un intervento minimale, di solito praticato da questo laboratorio. La sperimentazione prevede infatti l’impiego di sottilissimi fili di poliestere collati per le fasi preliminari di posizionamento dei frammenti. Decisiva è stata la scelta di condurre provini sulle modalità dell’intervento.

Tra le operazioni preliminari al restauro è stata utilissima nella documentazione fotografica a luce diffusa fronte e retro, quella radente per individuare le deformazioni pregresse. Infatti le operazioni di riaccostamento dei frammenti sono state tutte eseguite e facilitate, in un primo step, proprio a luce radente. La ricerca di documentazione nell’archivio del Museo della Guardia di Finanza ha permesso di incrociare i dati oggettivi durante il riaccostamento delle lettere dell’iscrizione sul nastro: gradatamente, a luce radente, attraverso proprio le deformazioni pregresse, si è ottenuto una prima comprensione della scritta a ricamo rivelatasi, in seguito, lacunosa di alcune lettere. L'intervento di ricomposizione del tricolore è stato graduale e, in corso, si è proceduto a una leggera umidificazione puntuale, dopo aver fatto i testi di pulitura e aver controllato i risultati con l’osservazione allo stereomicroscopio. L'intervento di umidificazione (apparecchio ad ultrasuoni a vapore freddo) è volto all'incremento della flessibilità delle fibre e al risanamento delle deformazioni del tessuto e delle parti ricamate. Durante questa fase si sono eseguite basi grafiche 1:1, su film trasparente, si alcune zone più compromesse che hanno coadiuvato il corretto posizionamento dei frammenti. La pulitura è stata minima, attuata per aspirazione controllata a potenza variabile sull'intero manufatto (recto e verso) con l'interposizione di un tessuto a protezione. Il definitivo posizionamento è avvenuto su un piano compatibile con l'uso dei vetrini, dei piccoli pesi e degli spilli entomologici necessari per il fissaggio. La modalità del consolidamento sono state valutate principalmente in base alle seguenti problematiche: stato di conservazione dei tessuti (degrado delle fibre e presenza di grandi lacune), criteri per la presentazione estetica, future caratteristiche di conservazione ed esposizione. E’ stata eseguita, a seguito di sperimentazioni, la tecnica dei fili collati che ha avuto principalmente la finalità di un iniziale fissaggio dei frammenti nella posizione corretta e la possibilità di manipolare il manufatto. Su un telaio di dimensioni coerenti a quelle di un singolo telo della bandiera, sono stati tesi a incastro (vedi foto 1 e 2) fili di poliestere che sono stati “rivestiti” a pennello con una resina a riattivazione a caldo (Beva 371 in etere di petrolio 80-110 al 10%), in circa tre stesure successive (con controllo della collatura ottimale allo stereomicroscopio). Il consolidamento è stato eseguito sul retro della bandiera. Il telaio con i fili collati è stato posto sulla porzione di bandiera da consolidare e quindi la resina è stata riattivata con un piccolo ferro a temperatura idonea e la stabilizzazione dell’adesione è stata raggiunta sotto peso. Questa operazione è stata svolta sui teli rosso e bianco. In più, sul ricamo del telo centrale, sono stati adesi ulteriori fili per sostenere quella zona, particolarmente più pesante (vedi foto 9 e 10). Il passaggio successivo, per ottenere una superficie più manipolabile e omogeneamente planare, è stato quello di far aderire sui fili una crepeline di seta su tutta la superficie. Questa operazione, condotta inizialmente per zone, è stata definita sul tavolo a bassa pressione, stabilizzando l’adesione tra l’originale e la crepeline attraverso la riattivazione della Beva dei fili. Il sistema più efficiente, con ingombro minore e migliore fruibilità rispetto alla conservazione in piano, può prevedere una esposizione su un piano inclinato, con una protezione (teca). In tal caso l'intervento di consolidamento può anche essere contenuto, poiché la forza peso viene adeguatamente distribuita. Spesso la struttura di sostegno è costituita da un piano (o da un telaio) foderato di tessuto su cui si adagia il manufatto, che può anche essere tensionato e fissato in vari modi. Si crea quindi un sistema opera/supporto. Quando con il restauro si ottiene un buon consolidamento strutturale e si adotta la soluzione del piano inclinato la bandiera può essere posizionata direttamente sul supporto espositivo. In questo caso si è scelto un pannello in carton mousse dello spessore di un centimetro con un leggero mollettone di cotone; si è adottato un sistema di vincolo reversibile nel quale i diversi tessuti che foderano il pannello sono fissati ad esso con un sistema a incastro. La bandiera è cucita al taffetas avorio perimetralmente e lungo i tre teli verde, bianco e rosso. La superficie, infine, è stata protetta da un tulle a colore compatibile con l’originale. L’iscrizione del nastro sarà ricomposta su un nuovo supporto in seta azzurro. E’ in definizione l’intervento per le lettere mancanti.

L’intervento di restauro è stato condotto con la collaborazione della ditta Barbara Santoro e per alcune fasi con l’allieva del 5° anno del corso PFP3 Venaria Reale (TO) Giulia Pallottini.