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La testiera in bronzo da Vulci

presentazione

L’intervento di restauro della testiera di cavallo in bronzo, proveniente dalla Tomba 1, detta ‘delle mani d’argento’, della necropoli dell’Osteria di Vulci, si colloca nell’ambito della collaborazione, instauratasi già dal 2013, tra l’allora Soprintendenza per i Beni Archeologici per l’Etruria Meridionale e questo Istituto. Nel corso della collaborazione fu restaurata anche la pregevole coppia di mani che da il nome alla tomba e vennero studiati altri manufatti associati ad uno sphyrelaton del defunto.
La testiera, rinvenuta nella camera A della tomba, era stata recuperata dalla restauratrice Teresa Carta della Fondazione Vulci, ente gestore del Parco Naturalistico Archeologico di Vulci. Dalla Fondazione, inoltre, era stata fatta eseguire una ripresa radiografica del manufatto che ha agevolato le successive fasi di messa in evidenza dei numerosi elementi svolte presso questo Istituto.
Alla testiera è stato indiscutibilmente associato un morso in bronzo fuso, proveniente dallo stesso ambiente, con montanti rappresentanti ciascuno un cavallo sormontato da un cavallino minore e con due anatre stilizzate fra le zampe.

Gli esiti preliminari del lavoro di studio condotto su tutti i manufatti rinvenuti nella tomba  sono raccolti in A. Russo Tagliente (a cura di),  Principi immortali. Fasti dell’aristocrazia etrusca a Vulci, Roma 2014, Gangemi Editore, catalogo pubblicato in occasione della omonima mostra realizzata presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia dal 30 aprile al 30 giugno 2014.

Il Gruppo di studio sui reperti della tomba 1 fu così costituito: aspetti archeologici: Patrizia Petitti e Simona Carosi (ex SBAEM), Giovanna De Palma (già ICR); indagini scientifiche: Giulia Galotta (ICR), Maria Rita Giuliani (ICR), Giuseppe Guida (già ICR), Paola Santopadre (già ICR), Giancarlo Sidoti (ICR), Marco Verità (Stazione Sperimentale del Vetro – Venezia); recupero e restauro: Teresa Carta (Soc. Mastarna – Montalto di Castro), Stefano Ferrari (ICR), Davide Fodaro (ICR); documentazione: Edoardo Loliva (ICR).