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Il mosaico pavimentale di Dioniso, Colonia

stato di conservazione e interventi precedenti

Stato di conservazione

Dalla ricognizione effettuata in occasione del sopralluogo del gennaio 2007 si potè constatare che i danni provocati dall’uragano erano circoscritti a poche aree che presentavano abrasioni, scagliature e fratturazioni delle tessere; in diversi casi tali fratturazioni si diramavano per alcuni centimetri dal punto d’impatto dei frammenti della vetrata sul manufatto. L’adesione delle tessere all’allettamento risultava piuttosto soddisfacente anche alla luce della storia conservativa del mosaico; da alcuni saggi di pulitura effettuati fu rilevata la presenza di un protettivo alterato, probabilmente applicato in precedenti trattamenti di manutenzione.

Interventi precedenti

La storia conservativa antecedente e l’attenta valutazione dei fenomeni di degrado presenti portarono l’ICR ad effettuare tra il 1959 ed il 1961 un impegnativo intervento. Di fatto le condizioni microclimatiche create dalla struttura di protezione realizzata all’indomani della scoperta del mosaico avevano determinato sulla superficie la formazione di un velo di efflorescenze saline e favorito la proliferazione di attacchi microbiologici; il mosaico era inoltre interessato da fenomeni di decoesione della malte preparatorie e delle tessere. I diversi interventi di restauro e di manutenzione attuati dopo la fine della guerra e finalizzati spesso al miglioramento della leggibilità del mosaico, avevano comportato puliture drastiche e l’ applicazione di protettivi superficiali non sempre idonei (oli e cere). Pertanto nel 1958 la superficie musiva era ancora interessata da un esteso attacco biologico verso il quale i ripetuti trattamenti di disinfezione erano risultati inefficaci per il persistere delle cause ambientali di degrado.

La Direzione del Museo tedesco decise quindi di chiedere il parere dell’ICR che, nella persona di Cesare Brandi, suggerì in primo luogo di intervenire sui parametri ambientali migliorando le non idonee condizioni di conservazione. Il tentativo di climatizzazione posto in essere dal Museo mediante l’applicazione di una lastra a copertura del pavimento musivo si rivelò inefficace per l’elevato grado di temperatura e di umidità relativa presente e per l’assenza di ventilazione. In seguito ad ulteriori indagini che individuarono la presenza di umidità di risalita si stabilì concordemente con l’ICR che l’unica possibilità per la conservazione del mosaico fosse la sua rimozione. L’operazione fu consistette nel distacco a rullo prima delle fasce laterali e poi dell’intera zona centrale di circa 54 mq.

Trasferito in un apposito laboratorio, si procedette alla rimozione dal verso della malta interstiziale spillatura ed all’applicazione di un nuovo strato di malta costituito da caseina, calce e sabbia sul quale venne fatta aderire con resina epossidica la struttura metallica portante. Le lacune degli elementi decorativi ripetitivi (cornici, elementi geometrici) furono reintegrate con tessere nuove, distinguibili dalle originali per i bordi netti, la scabrosità superficiale e la tessitura piuttosto serrata, mentre le lacune all’interno dei pannelli figurati, considerate ‘non reintegrabili’, furono stuccate con malta ‘a tinta neutra’.

Contemporaneamente fu realizzata un’intercapedine di circa m.1,5, sotto il piano di calpestio originale, provvista di condotte di areazione per consentire il ricambio d’aria con l’esterno, al di sopra della quale venne ricollocato il mosaico.