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Gli affreschi di Polidoro da Caravaggio dal Casino del Palazzo del Bufalo a Roma

indagini scientifiche

Indagini chimiche

Nel corso dei tre anni (2007-2010) in cui è avvenuto il restauro dei dipinti staccati raffiguranti le Storie di Perseo di Polidoro da Caravaggio e Maturino da Firenze sono stati studiati e caratterizzati i materiali originali e di restauro, compresi i depositi presenti sulla superficie pittorica al fine di indirizzare gli interventi conservativi. L’osservazione diretta dei dipinti evidenziava, infatti, uno strato diffuso di sporco, ridipinture, strati giallastri, zone lucide, oltre a cretti e sollevamenti.
A tale scopo sono stati eseguiti prelievi dalla superficie, in polvere o sotto forma di minuscole scaglie, sui quali sono state condotte indagini di spettroscopia infrarossa con trasformata di Fourier (FTIR) per l’identificazione delle sostanze sia organiche che inorganiche.

Per lo studio degli strati pittorici sono stati prelevati microframmenti comprendenti la preparazione sottostante e, in alcuni casi, anche il supporto di restauro. I frammenti sono stati inglobati in resina poliestere per ricavarne sezioni lucide stratigrafiche da osservare al microscopio ottico in luce riflessa e successivamente al microscopio elettronico a scansione corredato da microanalisi a raggi X in dispersione di energia (SEM-EDS) al fine di definire la composizione chimica elementale degli stessi strati.

Le indagini effettuate sulle sezioni stratigrafiche ci danno conto di due tecniche di distacco diverse. Per i pannelli raffiguranti La Fortuna, la Cariatide e porzioni di Perseo libera Andromeda e di Perseo che combatte contro gli uomini di Polidette sono stati asportati solo gli strati pittorici, riposizionati poi su un supporto di restauro costituito da tela inserita tra due strati di gesso e, verosimilmente, colla. Lo strato di gesso a contatto con la pellicola pittorica è risultato pigmentato con ocre, terre e nero vegetale

E’ da sottolineare la perfetta adesione tra strati originali e di restauro, così come la presenza di un nero vegetale sia come pigmento originale che di restauro.

Nei pannelli raffiguranti il Sacrificio per la liberazione di Andromeda, il Parnaso e porzioni di Perseo libera Andromeda e di Perseo che combatte contro gli uomini di Polidette è conservato ancora parte dell’intonaco originale a calce e pozzolana

I risultati delle indagini eseguite sui materiali sovrammessi alla pellicola pittorica e sui prodotti di alterazione, hanno evidenziato, oltre a calcite e silicati (materiali costitutivi), gesso (materiale di intervento per il supporto mobile), sostanze proteiche (colla usata per lo strappo?), ossalati, una resina sintetica di natura acrilica e ritocchi eseguiti con bianco di zinco. Infine la resina sintetica usata come strato di intervento retrostante i dipinti è risultata di natura poliuretanica.


Indagini fisiche

L’illuminazione in luce radente evidenzia sulla morfologia superficiale dei manufatti alcune discontinuità verticali: nel Parnaso (fig. 6) e in Perseo combatte contro gli uomini di Polidette (fig. 7) è visibile l’impressione della tela di velinatura, utilizzata a protezione della pellicola pittorica durante l’operazione di distacco dalla muratura. In particolare, si risalta nella figura 8 (particolare del Parnaso) l’impressione della tela utilizzata per la rimozione. Le striature con andamenti prevalentemente verticali, evidenziano il ductus della pennellata (fig. 9).

L’indagine termografica è stata eseguita per individuare eventuali distacchi dell’intonaco dipinto dal supporto. Nella prima indagine effettuata sul Perseo combatte contro gli uomini di Polidette si evidenziano distribuzioni termiche che inducono a ipotizzare la presenza di disomogeneità verticali prodotte durante le operazioni di rimozione del dipinto dalla facciata del Casino del Bufalo-Cancellieri.
Sul termogramma (fig. 10, a destra), si apprezzano zone con diverso livello termico raggiunto dopo aver riscaldato debolmente la superficie.  Alle zone scure corrispondono temperature inferiori, in linea di massima strutture con maggiore capacità ed inerzia termica (ad esempio le stuccature). Nella foto a colori le due linee rosse indicano i fili utilizzati come riferimento (fig. 10, a sinistra).
In questo studio è stato condotto anche un rilevamento termico frontale, riscaldando però il dipinto dal lato posteriore: in questo caso, la debole inerzia termica della vetroresina e della schiuma poliuretanica su cui aderisce il dipinto, fanno sì che le discontinuità siano rilevabili solo per pochi secondi, mentre l’onda termica progredisce velocemente verso la superficie. Questo rende difficile in manufatti con questi supporti, l’utilizzo di questo metodo per l’individuazione di distacchi e decoesioni.

Informazioni più significative si ottengono, con metodiche tradizionali, in fase di decremento termico. Il termogramma di figura 11 a destra, registra la fase di raffreddamento del Parnaso. L’immagine 11 a sinistra, riporta l’area corrispondente nel visibile con la sovrimpressione del telaio metallico retrostante.  Il frame termografico mostra il comportamento termico dei materiali risultante dalla sovrapposizione del multistrato intonaco-dipinto-backing-supporto in vetroresina e telaio. La freccia mostra una anomalia termica che segnala la presenza  di una disomogeneità.

L’indagine in fluorescenza UV è molto utile per individuare la presenza sia dei materiali organici (come adesivi, leganti, ecc.) che quella di diversi pigmenti. Il fenomeno è modulato in intensità anche dal grado di invecchiamento e dallo spessore degli strati fluorescenti.Nei dipinti in esame, con tale metodologia si sono evidenziate numerose aree fluorescenti distribuite più o meno uniformemente.  Il fenomeno è evidente in corrispondenza di spacchi e cretti, e assume una colorazione giallo-verde; molto probabilmente dovuto al legante contenuto nelle ridipinture.
Non si evidenzia fluorescenza in corrispondenza delle aree con pellicola pittorica originale.  Inoltre, sono individuabili le zone stuccate che si presentano di colore violaceo (figg. 12, 13, 14 e 15).

A differenza dei dipinti mobili, nei dipinti murali, le lunghezze d’onda attualmente in uso in riflettografia IR (tra 1 e 2 micrometri) difficilmente permettono di portare in luce informazioni sugli strati sottostanti. Per i due dipinti monocromi (trasportati) le immagini riflettografiche all’infrarosso però evidenziano meglio i dettagli dei personaggi, degli  oggetti e dei particolari raffigurati. Inoltre, si  individuano le aree restaurate con acquarello. E’ sufficiente confrontare l’immagine nel visibile con la rispettiva nell’infrarosso, per esempio le due immagini della  fig. 16; oppure le immagini nell’infrarosso (figg. 17, 18 e 19) con le rispettive aree del visibile nelle foto generali dei dipinti, per apprezzare le informazioni aggiuntive apportate dalle indagini nell’infrarosso.

Si dispone inoltre di una tecnica, la fotografia a falsi colori nell’IR,  la quale permette di discriminare i materiali e i pigmenti che, nonostante siano di diversa natura, appaiono omogenei se ci limitiamo a esaminarli con la sola risposta nel visibile.  Ciò risulta particolarmente utile per individuare interventi di restauro eseguiti nel corso della storia conservativa del dipinto. La fotografia IR a falsi colori  risulta un valido metodo di mappatura estensiva, complementare, se associata a tecniche analitiche puntuali quali la Fluorescenza X e la Raman. Tale tecnica permette di differenziare pigmenti che mostrano nel visibile simile risposta spettrale (stesso colore), ma diversa nel vicino infrarosso.
Proprio questo comportamento differenziato conseguente all’interazione con le radiazioni infrarosse e che l’occhio non percepisce, viene sfruttato nella tecnica del falso colore nell’IR  per generare immagini cromaticamente diverse.
Infatti, per il Parnaso,  nelle immagini a falsi colori, le lacune (dove emerge il backing abbassato di tono) assumono una colorazione rosata diversa dalle aree circostanti (fig.20). Stesso discorso per il Perseo, anche se  il fenomeno è meno evidente (fig.21).