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Il relitto di San Pietro in Bevagna

analisi storico-critica

 

Il relitto è situato a largo di San Pietro in Bevagna (Manduria, Taranto), a circa 100 metri dalla riva e ad una profondità di circa 4-6 metri. Il sito si estende per circa mq. 148 e presenta venti sarcofagi di marmo bianco di forma e di dimensioni diverse, dal peso variabile dai 1.000 ai 6.000 chilogrammi. I manufatti marmorei denotano caratteristiche tipiche delle cave della valle di Meandro (Anatolia occidentale, Turchia), come quelle di Afrodisia (Caria), o delle isole egee. Essi si presentano già semilavorati in blocchi monolitici e, in tre casi, resi evidenti dalla presenza di una doppia cavità, si notano esemplari ancora da separare. Le forme attestate sono quella rettangolare, oppure a vasca con pareti brevi arrotondate (Lenòs). La maggior parte dei sarcofagi con cassa rettangolare giace in direzione nord, mentre in direzione est-sud est, sono collocati quelli di tipo a vasca. Alcuni manufatti di dimensioni minori erano impilati all’interno dei maggiori, per economizzare lo spazio disponibile a bordo della nave. Fino ad oggi non sono emersi elementi superstiti dello scafo ligneo. Tuttavia, si suppone che la nave di San Pietro in Bevagna poteva avere una lunghezza di circa 20-22 metri, per una larghezza di 5-6 metri, a giudicare dall’estensione del sito. In base alla tipologia dei sarcofagi e alle caratteristiche della ceramica imbarcata, oltre che al confronto con il coevo relitto di Methoni (Peloponneso, Grecia) la datazione proposta per il naufragio è intorno alla prima metà del III secolo d.C. Probabilmente i manufatti erano destinati a Roma, dove sarebbero stati sbarcati nella Statio Marmorum di Ostia; da qui, per via fluviale, a bordo delle naves Caudicariae (particolare tipo di imbarcazione impiegata per il trasporto fluviale delle merci traghettate dalle navi commerciali), sarebbero giunti alla Ripa Marmorata, presso il Monte Testaccio, e nel Campo Marzio, dove operavano i marmorari, presso la Statio Rationis Marmorum