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Elefantino di piazza della Minerva a Roma

indagini scientifiche

Aspetti biologici della conservazione

Lo studio del degrado biologico ha preso l’avvio nel mese di Agosto 2011 con l’individuazione delle diverse forme di biodeterioramento presenti sul monumento.

L’indagine a vista dell’opera scultorea ha rivelato patologie di degrado dovute principalmente alla crescita di microrganismi fotosintetici formanti patine di diverso colore. La colonizzazione microbica, sebbene interessasse tutta la superficie del monumento, non risultava diffusa in modo omogeneo, ma era localizzata principalmente sulle zone più esposte a fenomeni di ruscellamento delle acque meteoriche come la testa dell’elefante e la parte posteriore del corpo dell’animale. A tali aree, facilmente individuabili, se ne aggiungevano altre, di estensione limitata, nelle zone più umide e ombrose del monumento marmoreo ed in quelle mostranti un peggiore stato di conservazione e/o stuccature deteriorate.

Le alterazioni sono state ricondotte a 2 tipi principali: patine di colore grigio-nero e patine verdi. Per poter effettuare le indagini al microscopio ottico in luce trasmessa (Leica DM RB), sono stati prelevati alcuni campioni di patina superficiale utilizzando bisturi e contenitori sterili. L’osservazione del materiale raccolto è stata eseguita a 400 e 630 ingrandimenti. Le  patine sono risultate di chiara genesi biologica, dovute allo sviluppo di popolamenti microfitici costituiti principalmente da cianobatteri (Cyanobacteria) e microalghe verdi (Chlorophyceae). 

In particolare, nei campioni provenienti dalla patina verde scuro è stata documentata la presenza di molte microalghe verdi (Chlorophyceae) appartenenti a 2 diverse specie - Apatococcus lobatus e Trebouxia sp.- e di alcune colonie del cianobatterio Gloeocapsa sp; nei campioni prelevati dalla patina nera si è riscontrato un numero molto elevato di cellule del cianobatterio Chroococcus lithophilus. Questa specie, calciofila e caratteristica di habitat rupestri assolati, è nota per la sua capacità di vivere al di sotto di piccole pietre o all’interno del materiale lapideo nel quale può penetrare, dissolvendo attivamente i carbonati, fino ad una profondità di 2 mm.

In tutti i campioni esaminati i microrganismi fotosintetici si presentavano sia allo stato libero sia  associati a cellule fungine di colore scuro per la presenza di melanina nelle pareti cellulari; in alcuni casi sono stati rinvenuti  conidi di funghi appartenenti alla Famiglia delle Dematiaceae.

I fenomeni di biodeterioramento della scultura marmorea hanno assunto un’importanza diversa a seconda della geometria delle superfici e della loro esposizione alla pioggia ed al sole. Le condizioni micro-meteorologiche, in aggiunta ai fattori intrinseci quali la rugosità superficiale del materiale e la sua  porosità, hanno influenzato la crescita di cianobatteri ed alghe, operando una selezione sulle specie biodeteriogene aerodisperse. La qualità e la quantità di microrganismi coinvolti nelle comunità microbiche hanno determinato il colore e l’aspetto dei biofilm rinvenuti sulle superfici del monumento.

Per quanto riguarda le scelte operative ed i trattamenti biocidi per il controllo della microflora fotosintetica, si è scelto di utilizzare un prodotto chimico ad ampio spettro di azione, quale un sale d’ammonio quaternario alla concentrazione del  3% in acqua distillata.