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Autoritratto in argilla di Ippolito Scalza, Orvieto

indagini scientifiche

Prima di affrontare il restauro, la testa è stata portata all’ENEA per realizzare le riprese radiografiche. Queste, eseguite con un gruppo radiogeno ad alta energia, hanno messo in evidenza che la testa è cava (anche se presenta degli spessori notevoli, all’incirca 6-7 cm). La radiografia ha anche permesso di conoscere forma e dimensioni del perno in ferro a sezione rettangolare, inserito all’interno del collo per assicurare la testa al basamento del restauro ottocentesco.

Per quanto riguarda l’argilla, questa è stata analizzata tramite diffrattometria di raggi x, evidenziando la presenza di calcite, quarzo, muscovite, clorite e pochissima vermiculite, mentre la patina bianca superficiale è risultata essere costituita per più del 90% da calcite.

Una serie di osservazioni, condotte con l’ausilio del microscopio ottico,  sono state effettuate al fine di acquisire una specifica conoscenza dei materiali organici presenti.
Le numerose fibre tessili riscontrate nell’impasto di argilla sono state identificate come fibre di lana ottenute dal manto pilifero di diversi mammiferi. L’armatura interna è risultata essere costituita da un supporto di legno di pioppo (Populus sp.). Esso è  circondato da filamenti di paglia trattenuti da una cordicella composta di fibre di canapa (Cannabis sativa L.).

Le radiografie sono state eseguite dall’ ENEA (Francesco Verre).