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Autoritratto in argilla di Ippolito Scalza, Orvieto

intervento di restauro

La finalità dell’intervento di restauro di quest’opera,così tanto degradata, era quella di restituirle almeno parte dell’integrità fisica ed estetica perduta, oltre a prevenire perdite future di materiale. Per raggiungere quest’obiettivo si è reso necessario selezionare i materiali e i metodi di applicazione più adatti alle esigenze conservative del manufatto. Un principio del restauro sempre valido ci impone di scegliere dei materiali di restauro più stabili possibili, ma mai più tenaci dei materiali costitutivi dell’opera stessa. In quest’ottica, si è cercato innanzitutto d’individuare un consolidante adeguato per l’argilla decoesa; inoltre servivano dei materiali idonei per fare riaderire tutte le porzioni di argilla che erano in procinto di cadere. Oltre a ciò occorreva identificare il migliore materiale per stuccare le moltissime crepe e fessure che interessavano la testa, contribuendo alla stabilizzazione dei frammenti.
Per prima cosa è stato necessario consolidare sistematicamente le zone di argilla decoesa. A questo scopo si è applicata una resina in solvente a pannello sulle zone più compromesse. La stessa resina, a concentrazione maggiore, è stata infiltrata con delle siringhe nelle numerose crepe su capigliatura e barba. In alcune zone è stato necessario servirsi di supporti temporanei, per fermare delle porzioni a rischio di caduta, fino all’avvenuta presa del consolidante.
A questo punto, per bloccare in modo definitivo le porzioni di argilla ancora  instabili, era necessario riempire le moltissime crepe e fessure ancora aperte. Serviva un materiale riempitivo leggero, con buone capacita adesive ma non troppo tenace, che si potesse anche diluire per raggiungere la viscosità desiderata per entrare all’interno di crepe profonde, e che si potesse colorare del tono desiderato. Lo stucco selezionato, uno stucco acrilico a base di microsfere cave di vetro, è stato colorato nell’impasto e inserito con una spatolina metallica nelle fessure e crepe. Il colore dell’impasto è stato  graduato in base al colore della zona.
Per chiudere le fessure dello strato di calce, che sono molto superficiali, si è preferito utilizzare uno stucco diverso a base di grassello di calce.

Risoluzione dei problemi statici:

Fatte le stuccature, era necessario creare un nuovo sistema di sostegno della testa sul basamento, perché quello esistente non era più funzionale.  A questo scopo si sono rimosse le integrazioni in gesso, inserendo gradualmente degli spessori in legno per sostenere il peso della testa, che è stata protetta e infine sollevata dalla sua  base.
Si è proceduto poi alla realizzazione di una scansione ottica con un sistema a luce strutturata della testa e del basamento, per giungere ad un corretto posizionamento virtuale. Le due parti sono state dunque messe in relazione tra di loro, modificando leggermente la posizione delle testa rispetto a quella con cui ci era pervenuta. Questa posizione era infatti frutto non solo di uno slittamento in avanti, ma anche di scelte statiche operate da chi nell’800 ha posto la testa sul basamento. Il gruppo di lavoro ha deciso di  abbassare la testa, di inclinarla un po’ in avanti per raddrizzare lo sguardo e renderlo più simile all’inclinazione che ha la testa della statua poi realizzata in marmo.
Si è quindi elaborato un modello digitale che corrisponde allo spazio descritto tra la testa e il basamento, e questo è stato realizzato in schiuma di PET (politilenetereftalato espanso) con una fresa a controllo numerico, lasciando una sede per un nuovo perno. Si è infatti scelto di rimuovere il vecchio perno in ferro e di sostituirlo con uno nuovo in acciaio inossidabile, realizzato in modo da consentire un vincolo reversibile. Il nuovo perno è costruito con una barra fissata nel basamento e una camicia sfilabile, fermata all’interno del collo con uno stucco epossidico, avvolto con della pellicola di polietilene per impedirne la dispersione nel foro esistente.
Completata la reticolazione della resina le due parti si sono separate senza problemi, confermando la validità di questo sistema, che garantisce un vincolo sicuro della testa sul suo basamento, permettendo però una facile separazione di uno rispetto all’altro.

 

La scansione ottica a luce strutturata  è stata condotta da Measure 3D (Danilo Salzano), mentre il sistema di supporto è stato progettato e realizzato da Equilibrarte (Antonio Iaccarino Idelson, Carlo Serino).