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Gonfalone storico dell'università La Sapienza di Roma

stato di conservazione e interventi precedenti

La fattura originaria del gonfalone è attualmente perduta, dovuta molto probabilmente sia a una iniziale “damnatio memoriae” del dopoguerra, che eliminò tutto il telo posteriore con i fasci littori, sia ad un intervento di ripristino in tempi recenti. Da ascriversi all’ultimo intervento sono il totale rifacimento del il tessuto della parte posteriore, delle parti superiore e inferiore del riquadro centrale e le sostituzioni del supporto di due stemmi delle facoltà e il basamento della lupa nel riquadro centrale. Oggi, infatti, l’opera appare piuttosto smagliante nei colori giallo-rosso dei nuovi tessuti che rappresentano anche il nuovo supporto ai ricami in filati metallici e in seta policroma staccati e “riportati” dell’originale confezionamento. I ricami staccati dal supporto originario bicolore degradato (come si nota da una foto databile ai primi anni 2000 dal web) creavano la decorazione orizzontale con i nodi Savoia e la scritta ARCHIGIMNASIUM ROMANUM e le foglie di quercia localizzati nella zona inferiore. I tessuti utilizzati per l’intervento di ripristino non sono in seta ma in fibra sintetica. La seta azzurra del riquadro centrale appariva molto desaturata, con gore dovute a percolature di acqua, offuscata superficialmente da particellato e con lacerazioni diffuse. L’attenta osservazione dello stato conservativo ha permesso inoltre di notare che le cuciture del confezionamento, lungo i galloni tra i teli e lungo i perimetri degli stemmi erano non originali e non curate. Ciò ha pertanto favorito la loro rimozione per procedere allo smontaggio delle varie parti costitutive per intraprendere il restauro delle singole parti in sicurezza, agevolando sia la pulitura che gli interventi a cucito necessari. Durante l’intervento, con la rimozione del confezionamento, si sono notate alcune modifiche al ricamo localizzate sul viso del cherubino e sulla M della scritta CHERUBIM. L’osservazione a 60 e 220 ingrandimenti (microscopio digitale Dino-lite) ha reso più evidente i fori lasciati dal passaggio di un ago per ricamare un’altra lettera (una N) e le analisi scientifiche hanno attestato l’uso di una identica tipologia di filati policromi per l’integrazione del ricamo e per il fissaggio della canutiglia utilizzata nella scritta. La M oggi appare ancora dorata, si differenzia dalle altre lettere perché sebbene sia identica per tipologia costruttiva non lo è nella composizione chimica. E’ a base di rame, il resto della canutiglia è in argento dorato (vedi sezione indagini scientifiche). Questa particolarità rende indubbio un intervento della stessa ditta produttrice, che utilizzava moltissime varietà di filati metallici piuttosto simili tra loro, cui si può riferire una modifica eseguita poco dopo l’esecuzione del manufatto. Il bozzetto del pittore GB.Conti si basa sull’articolo di Gnoli (Il Gonfalone dell’Università Romana, 1913, già citato in note e in bibliografia) in cui è trattato il problema della realizzazione grafica di un nuovo stemma o sigillo per la Regia Università e viene proposto il simbolo del cherubino considerando “(…)l’insegnamento di san Tommaso”, per il quale significa pienezza di conoscenza o effusione di sapienza: “Cherubin interpretatur plenitudo scientiae”[1] E’ la parola CHERUBIN che compare nel bozzetto a colori. Ma nel novembre del 1933, all’inaugurazione dell’anno accademico sul vessillo campeggiava, nell’iscrizione, la parola CHERUBIM, come nel testo originale di san Tommaso D’Aquino. Un semplice errore che è stato notato nel lasso di tempo tra la fattura del gonfalone e l’inaugurazione del novembre 1933? Una buona documentazione fotografica del settembre 1933 non si è rinvenuta ad oggi... e avrebbe testimoniato ulteriormente la modifica della scritta.



[1] I serafini presiedevano alla carità e i cherubini alla scienza (nome ebraico Cherubim). Tommaso D’Aquino, Somma teologica, vol. 1, Prima parte, Questione 108: L’ordinamento degli angeli in gerarchie e ordini. p.1180




Foto testo: lacerazioni della seta di supporto al ricamo, zona centrale, aureola del cherubino.(Foto: Zarbà)