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Restauri conclusi
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Le asce in rame di Batrawy
Nell’anno 2005 L’Università di Roma La Sapienza ha ripreso le campagne di scavi archeologici in Giordania con l’obiettivo di approfondire il fenomeno culturale della nascita delle città nella valle del Giordano, fenomeno che sottolinea l’unità culturale dell’intero Levante “siro-palestinese” nell’Età del Bronzo.
L’anno precedente il prof. Lorenzo Nigro, insieme ai due allora dottorandi Andrea Polcaro e Maura Sala, aveva individuato l’antico insediamento, ancora inesplorato, di Khirbet al-Batrawy, nome dello sperone roccioso che domina la vallata dell’attuale cittadina di Zarqa. Questi sopralluoghi preliminari furono condotti anche con Zeidan Kafafi, professore di archeologia alla Università dello Yarmouk (Irbid).Il Direttore della Missione archeologica in Giordania è il prof. Lorenzo Nigro (Università di Roma “La Sapienza”, Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico, Archeologia Fenicio-Punica), che ha diretto anche l’intervento di restauro delle quattro asce eseguito presso l’Istituto. Il Direttore sul campo è la dott.ssa Maura Sala (Archeologia e studi classici, del Mediterraneo Antico e del Vicino Oriente).
Le relazioni preliminari su ciascuna campagna di scavi sono pubblicate nella rivista Scienze dell’Antichità dell’omonimo Dipartimento della Sapienza, mentre i rapporti di scavo sono presentati nella serie ROSAPAT, edita dalla Sezione Vicino Oriente del medesimo Dipartimento.Contenuto tratto da: Nigro L., Nel Palazzo delle Asce di Rame, ROSAPAT/Colour Monograph I, Roma 2010.
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Madonna con Bambino, Jacopo Sansovino, Vittorio Veneto
Si è concluso nel 2017, nei laboratori dell’ICR, l’intervento di restauro del bassorilievo in cartapesta dipinta e dorata raffigurante la Madonna col Bambino (cm 120x102x13) attribuita a Jacopo Tatti detto il Sansovino (1486-1570) e custodita presso il Museo del Cenedese di Vittorio Veneto.
Si tratta di una delle rare e preziose testimonianze di opere in cartapesta del ‘500, già oggetto di un intervento conservativo presso l’Istituto negli anni Ottanta. A distanza di circa 25 anni, si è resa necessaria una revisione di quel restauro, a causa di alcuni distacchi della pellicola pittorica e di un’alterazione dei ritocchi, che ottundevano il modellato e ne impedivano la corretta lettura.
Gruppo di lavoro
Direttore lavori: Laura D’Agostino
Coordinamento e direttore operativo: Maria Vera Quattrini, Gloria Tranquilli
Intervento di restauro: Maria Vera Quattrini, Maria Speranza Storace, Gloria Tranquilli, Stefania Di Marcello (restauratrice esterna)
Indagini chimiche: Marcella Ioele
Indagini biologiche: Gian Franco Priori
Documentazione fotografica e riprese in fluorescenza U.V.: Angelo Rubino
Documentazione grafica: Mara Bucci
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Gonfalone storico dell'università La Sapienza di Roma
L’intervento di restauro è stato condotto in occasione delle Celebrazioni per gli 80 anni della Nuova Città Universitaria, Roma 1935. E' stato esposto durante i lavori del convegno in Aula Magna (23-25 novembre 2017).
Il Gonfalone storico dell'Università La Sapienza di Roma è un manufatto tessile di ampie dimensioni (cm. 270 x 132) in seta, con ricami policromi e in filato metallico. Reca nel riquadro centrale l’icona storica del cherubino che rappresenta la pienezza di scienza e in basso la lupa con i gemelli, simbolo di Roma. Nelle fasce verticali ai lati sono applicati gli otto stemmi delle facoltà e scuole che costituivano nel 1933 lo "Studium Urbis".
Il gonfalone è attualmente esposto nella Sala del Senato Accademico del Rettorato dell'Università di Roma.
Il restauro ha interessato unicamente le zone originali del manufatto quali il riquadro centrale e le fasce laterali di seta ricamate.
Si ringraziano le ditte Barbara Santoro e Zahra Azmoun per la collaborazione al restauro.
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Cortigiana con parasole di Kawanabe Kyosai, Castello ducale di Agliè
Il dipinto fa parte di una collezione, di carattere anche etnografico, di manufatti orientali conservati nel Castello Ducale di Agliè (Torino), una delle residenze estive del re Carlo Felice di Savoia.
Acquistato dallo Stato italiano nel 1939, venne destinato a museo-residenza e attualmente è sotto la tutela della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per il Comune e la Provincia di Torino.
Nel Castello, Tommaso di Savoia duca di Genova (1854-1931) riunì cimeli e oggetti esotici di diversa tipologia e provenienza, raccolti durante i suoi viaggi in Estremo Oriente. Tra questi figurano 19 rotoli dipinti, eseguiti con inchiostro e colori su carta, di dimensioni variabili, montati in rotolo verticale, secondo lo stile giapponese. Su alcuni di essi è stata identificata da M. Vera Quattrini la firma del famoso pittore Kawanabe Kyosai (1831-1889), noto anche a colti europei che frequentavano il Giappone durante il periodo Meiji (1868 – 1912).
Si ipotizza che il montaggio dei dipinti, così come il sistema di appensione con bacchette in legno, sia stato eseguito in Piemonte. I dipinti presentano infatti una commistione di materiali e tecniche esecutive orientali e occidentali: sono tutti profilati da una bordura in carta da parati di fattura europea e controfondati con tela di cotone.
L’ISCR è stato chiamato dalla Soprintendenza per valutare lo stato di conservazione dei 19 dipinti, tutti arrotolati e riposti entro cassettiere metalliche in una sala del castello, oltre che per mettere a punto una metodologia di intervento. È stata quindi scelta la Cortigiana con parasole per il suo stato di conservazione particolarmente deteriorato, il cui restauro costituisce una linea-guida per i rimanenti dipinti.
Vedi anche la notizia pubblicata su questo sito in occasione del rientro al Castello di Aglié e della presentazione del restauro nel giugno 2016
Laura D’Agostino: Direzione lavori
Elisabetta Giani: esposizione e conservazione
Marti Gorini: documentazione grafica
Marcella Ioele e Giancarlo Sidoti: indagini chimiche
Edoardo Loliva: documentazione fotografica
Gian Franco Priori: indagini biologiche
Maria Vera Quattrini: restauroHanno collaborato al restauro:
Soyeon Choi, restauratrice, in qualità di stagista (U.S.A.)
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Agata Kloss, restauratrice, in qualità di stagista (Polonia)
Cecilia Zuccari e Giovanna Albanese, restauratrici, per la progettazione e la realizzazione della scatola conservativa.