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Restauri conclusi
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Il Presepe del Museo Nazionale d'Abruzzo, L'Aquila
L’intervento conservativo svolto dall’ISCR, a seguito del sisma aquilano del 2009, sul Presepe, opera del XVI sec. in terracotta policroma e dorata, attribuita al noto artista abruzzese Saturnino Gatti, ha offerto l’opportunità non solo di studiare e confrontare da un punto di vista stilistico questo gruppo scultoreo, ma anche di comprendere e approfondire le tecniche di esecuzione, confrontandole con varie opere in terracotta dello stesso ambiente e periodo, sulla scorta delle conoscenze e dei dati acquisiti durante il lavoro di restauro.
Tra le opere a confronto si è ritenuto di prendere in considerazione un'opera certa di Saturnino Gatti, la "Madonna con il Bambino " della Basilica di Collemaggio, oggetto di particolari attenzioni conservative da parte dell' Istituto, per verificare e confrontare con il "Presepe", solamente attribuito al Gatti, sia le tecniche di esecuzione ma anche i nessi stilistici, o le differenze nel ductus operandi sulle due opere, per rintracciare eventualmente una differente mano artistica vicina a Saturnino Gatti.
Tra i tanti autorevoli artisti del rinascimento aquilano, si ipotizza che Paolo Aquilano il vecchio, autore del Presepe di Leonessa, possa aver lavorato al Presepe di Santa Maria del Ponte.Il lavoro è stato oggetto della pubblicazione dal titolo: Il restauro di due opere in terracotta dipinta, il Presepe di Santa Maria del Ponte e la Madonna di Collemaggio, editore Gangemi.
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Il Mitra tauroctono dalla Civita di Tarquinia
Gli interventi di restauro sul gruppo scultoreo del Mitra Tauroctono proveniente da uno scavo abusivo nell’area archeologica di Tarquinia hanno avuto luogo da ottobre 2014 a febbraio 2015 e si sono svolti presso la ex caserma La Marmora, sede dei Carabinieri del Reparto Operativo per la tutela del Patrimonio Culturale, che ne hanno operato il sequestro. I lavori si inseriscono all’interno di un accordo fra il Comando carabinieri per la tutela del patrimonio culturale e l’ISCR.
L’opera, eseguita in un unico blocco di marmo bianco dalle misure massime di cm.154 (l), cm.90,5 (h), cm.43 (p) è perfettamente aderente all’iconografia classica della rappresentazione del dio Mitra, colto nell’atto di uccidere il toro con la spada, mentre un cane ed un serpente lambiscono la ferita da cui sgorga copioso il sangue e uno scorpione stringe tra le chele i testicoli del toro. Il gruppo appoggia su un basamento dello spessore di cm. 7, ricavato dallo stesso blocco di marmo.
Il gruppo è pervenuto quasi integro, mancano la testa, la mano sinistra, l’avambraccio destro, il piede sinistro e metà del piede destro del Mitra; le zampe del cane; l’orecchio sinistro, la parte terminale delle corna, la coda, parte della zampa anteriore destra e dello zoccolo sinistro del toro e il serpente di cui resta il punto di attacco sul corpo del toro.
Il basamento manca di una piccola porzione nell’angolo anteriore destro dove appoggiano le zampe posteriori del cane.
In momenti successivi al sequestro sono stati rinvenuti il cane ed una parte del braccio sinistro del Mitra; il primo emerso da uno scavo condotto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale nell’area in cui era stato individuato lo scavo clandestino, il secondo consegnato spontaneamente ai Carabinieri da chi ne era illegalmente in possesso. Il braccio, anche se privo della mano, combaciava perfettamente con la superficie di frattura all’altezza della spalla, mentre il cane, mancante di parte delle zampe anteriori e posteriori, aderiva alla statua del toro solo in alcuni esigui punti di contatto. Non è stata rinvenuta invece la parte di basamento della scultura che costituiva l’appoggio delle zampe posteriori del cane, cosa che ne rendeva complessa la ricollocazione nella sua posizione originale.
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Il polittico di Santa Sabina, cappella di San Tarasio, chiesa di San Zaccaria a Venezia
Il polittico di Santa Sabina fa parte di uno tra i più importanti complessi pittorici e scultorei realizzati a Venezia nella metà del XV secolo. Riccamente scolpito e dipinto da Antonio Vivarini e Giovanni d’Alemagna nel 1443, è composto di sei dipinti su tavola a fondo oro disposti su due registri, incorniciati in una monumentale struttura lignea intagliata e dorata, caratteristica dei polittici di fattura veneziana. L’opera è giunta presso il laboratorio di Dipinti su Tavola dell’ISCR nel dicembre 2013, con l’autorizzazione della Soprintendenza di Venezia, il cui laboratorio scientifico ha partecipato al progetto con alcune indagini scientifiche preliminari.
Il polittico, di proprietà ecclesiastica, ha la sua collocazione originale nella cappella di San Tarasio della chiesa di San Zaccaria. La Curia di Venezia ha incoraggiato e approvato tale intervento, accettando che il prezioso manufatto fosse restaurato durante il primo anno del percorso formativo PFP2 della Scuola di Alta Formazione dell’ISCR. Numerosi sponsor hanno contribuito alla realizzazione del progetto.
L’intervento di restauro è stato eseguito sia sul supporto che sulla pellicola pittorica. Lo studio delle condizioni microclimatiche della cappella in cui le opere sono esposte è consistito nel monitoraggio costante della temperatura e dell’umidità relativa, per riprodurre nel laboratorio di dipinti su tavola dell’ISCR condizioni simili.
A conclusione dell'intervento è stata allestita nel laboratorio stesso una mostra didattica con pannelli tematici per presentare al pubblico i sei dipinti e per illustrarne le complesse fasi del restauro (visualizza la pagina dedicata).
Gruppo di lavoro ISCR
Direzione dei lavori: Daila Radeglia
Coordinamento degli interventi conservativi, direzione operativa, intervento di restauro e didattica: Albertina Soavi, Gloria Tranquilli
Direzione operativa, intervento di restauro e didattica: Francesca Fumelli, Paolo Scarpitti
Indagini chimiche: Fabio Talarico
Indagini fisiche multispettrali: Fabio Aramini, Mauro Torre
Progettazione dell’impianto di rilevamento microclimatico: Carlo Cacace
Indagini microclimatiche e controllo delle condizioni di trasporto: Elisabetta Giani
Gestione e controllo strumentazione per il mantenimento delle condizioni microclimatiche: Maurizio Spinucci
Indagini biologiche: Giulia Galotta; Maria Rita Giuliani
Identificazione delle specie botaniche: Antonella Altieri e Gianfranco Priori
Studio dei tessuti raffigurati e dell’abbigliamento: Silvia Checchi, Manuela Zarbà
Documentazione fotografica: Angelo Rubino
Documentazione grafica: Marina MarcheseAllieve del 64° Corso di restauro PFP2: Giulia Cappelloni, Fabiana Di Lorenzo, Alessia Fasciani, Valeria Genuardi, Eleonora Leone Sciabolazza, Teresa Mascolo, Laura Montaina, Micaela Storari, Martina Vento, Elena Zaccagnini
Hanno inoltre collaborato:
Assistenza alla didattica: Federica Moretti (restauratrice)
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Davide Bussolari (Diagnostica per l'Arte Fabbri), radiografie
Indagine XRF: Enrico Fiorin (Polo Museale veneziano) -
Amore in caccia, Adamo Tadolini - Museo Mario Praz
Presentazione
Nell'autunno del 2012 si è avviato un proficuo rapporto di collaborazione tra il Museo Mario Praz e l'Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro.
Un gruppo di opere del Museo è stato oggetto di restauro conservativo e indagini diagnostiche presso i laboratori scientifici dell' I.S.C.R..
In questa nuova occasione è stato eseguito il restauro della scultura Amore in Caccia attribuita ad Adamo Tadolini (1788-1868) allievo di Canova.
Amore è rappresentato come un giovane alato dai folti boccoli che, inginocchiato sulla gamba destra, è nell'atto di sfoderare una freccia dalla faretra poggiata sul dorso; l'arco è sulla base ovale circondato da elementi naturalisti di bouquet di fiori e foglie.
La scultura presenta una tecnica di lavorazione virtuosa, alle superfici levigate si alternano i dettagli con le superfici vibranti, dove sono leggibili gli strumenti di lavorazione.
Si ringrazia la dott.ssa Patrizia Rosazza direttrice del Museo Mario Praz.