- home
- Restauri - Restauri conclusi
Restauri conclusi
-
I Busti ritratto di Palazzo Corsini
Procedendo dall’ampio androne si salgono trentaquattro scalini e si arriva sul pianerottolo del piano nobile……. è la prima pausa dei visitatori prima di percorrere la galleria dei busti-ritratti che conduce verso il museo di Palazzo Corsini. (Borsellino, 1995).
...
In questo prestigioso percorso sono esposti gli undici busti che fanno parte della collezione di opere antiche e pseudo antiche catalogate da Gioia de Luca nel 1976, il primo e unico importante contributo su una parte delle sculture di Palazzo Corsini.
Grazie alla collaborazione con l’Accademia dei Lincei e Palazzo Corsini, i busti ritratto sono stati selezionati per l’attività didattica della SAF dell’Istituto Centrale per il Restauro - a.a. 2019-2020 - percorso professionalizzate PFP1.
I busti presentavano uno stato di fatto e una storia conservativa molto interessante ai fini didattici.
Le opere dopo essere state utilizzate come arredi negli ambienti interni ed esterni di Palazzo Corsini (residenza della famiglia Corsini dal 1738), successivamente, a seguito dell’acquisizione (1883) da parte dello Stato della Galleria Nazionale e della collezione contenuta, i ritratti subiscono incaute movimentazioni, sino ad essere esposti nella cosiddetta “Galleria dei ritratti”.
Questi eventi hanno influito sulla conservazione dei busti; infatti molti di essi presentano evidenti interventi di restauro e di rifacimento, storicizzati, alcuni eseguiti nella seconda metà del settecento, altri nell’ottocento.
L’intervento di restauro si è limitato a restituire la fruibilità delle superfici lapidee e a rimuovere, dagli stessi, tutti quei materiali non idonei alla conservazione.
Il progetto conservativo dei busti ritratto è stato elaborato sulla base del criterio metodologico che prevede le fasi preliminari ricognitive e diagnostica-conoscitiva dello stato di conservazione, in relazione al materiale costitutivo, alle tecniche di lavorazione e allo studio dell’interazione dei degradi presenti sulle superfici lapidea.
-
Amore in caccia, Adamo Tadolini - Museo Mario Praz
Presentazione
Nell'autunno del 2012 si è avviato un proficuo rapporto di collaborazione tra il Museo Mario Praz e l'Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro.
Un gruppo di opere del Museo è stato oggetto di restauro conservativo e indagini diagnostiche presso i laboratori scientifici dell' I.S.C.R..
In questa nuova occasione è stato eseguito il restauro della scultura Amore in Caccia attribuita ad Adamo Tadolini (1788-1868) allievo di Canova.
Amore è rappresentato come un giovane alato dai folti boccoli che, inginocchiato sulla gamba destra, è nell'atto di sfoderare una freccia dalla faretra poggiata sul dorso; l'arco è sulla base ovale circondato da elementi naturalisti di bouquet di fiori e foglie.
La scultura presenta una tecnica di lavorazione virtuosa, alle superfici levigate si alternano i dettagli con le superfici vibranti, dove sono leggibili gli strumenti di lavorazione.
Si ringrazia la dott.ssa Patrizia Rosazza direttrice del Museo Mario Praz.
-
Coppia di rovine del Foro romano dal Museo Praz di Roma
Nell’autunno del 2012 è stata avviato un proficuo rapporto di collaborazione tra il Museo Mario Praz e l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro.
Un gruppo di opere del Museo è stato infatti inviato presso la Scuola di Alta Formazione e Studio dell’Iscr per essere sottoposto ad indagini diagnostiche eseguite da Giuseppe Guida dell'Iscr ed interventi conservativi, nell'ambito del primo modulo: “Storia e tecnologia dei materiali costitutivi dei manufatti lapidei e Storia delle tecniche di lavorazione dei manufatti lapidei”del corso PFP1.
Tra i manufatti inviati erano presenti anche le due coppie di colonne che Roberto Valeriani, rintracciandone i disegni nel Fondo Valadier del Museo Napoleonico, ha potuto definitivamente attribuirle alla bottega del Valadier[1].
[1] in: Scritti in onore di Mario Praz 1896-1982, a cura di Patrizia Rosazza Ferraris e Piero Boitani, Roma, Gangemi Editore, 2013
-
Ritratto di Filippo Albacini, Alberto Galli, Accademia Nazionale di San Luca, Roma
Il Ritratto di Filippo Albacini, opera di Alberto Galli, fa parte del gruppo di sculture in pietra, presenti nel chiostro dell'Accademia di San Luca, che sono state oggetto di interventi conservativi nell'ambito della didattica del corso PFP1 della Scuola di Alta Formazione dell'Iscr effettuato nel mese di luglio 2013.
Le fasi di restauro e conservative hanno preso in esame lo studio, l’identificazione e la rilevazione delle tecniche di lavorazione per il riconoscimento delle tracce degli utensili e comprendere il processo di esecuzione dell'opera.
Le fasi conservative hanno selezionato i sistemi conservativi più adeguati, scelti in base ai test preliminari e conformi alle metodologie, ai materiali studiati, testati e utilizzati nella conservazione e nel restauro dei manufatti lapidei naturali.L’Accademia di San Luca, attiva dalla seconda metà del XVI secolo, possiede collezioni ricche e diversificate di opere grafiche, pittoriche e scultoree, nella stragrande maggioranza offerte in dono dagli stessi artisti che le hanno create o prove di concorso per il conseguimento dei premi annualmente offerti per le diverse classi. Di conseguenza sono rappresentati i massimi protagonisti della scena artistica romana dall’epoca della sua fondazione ad oggi, accanto ad altri artefici meno fortunati o poco noti. Tale patrimonio fornisce un’opportunità ineguagliabile per l’esercizio della didattica nel campo della conservazione. Di ogni opera infatti sono note la paternità, le circostanze di acquisizione e le vicende storiche, pertanto è possibile avere cognizione delle cause di degrado.
L’Iscr e l’Accademia di San Luca hanno siglato una convenzione in base alla quale l’Istituto inserisce nei suoi programmi didattici per l’attività pratica degli studenti della Scuola di Alta Formazione opere delle collezioni dell’Accademia e l’Accademia si adopera a promuovere e divulgare l’attività scientifica dell’Iscr.
Hanno partecipato al cantiere didattico gli studenti del 63° corso (PFP 1):
Roberta Boscherini
Paola Graziani
Crina Cerasella LisacoschiSi ringraziano la restauratrice Debora Papetti della Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma e la restauratrice Barbara Brillarelli della Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio dell'Umbria che hanno partecipato, in qualità di docenti, al cantiere didattico.
...