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Il rotolo dipinto giapponese "dei trentatré cavalli", Museo Stibbert, Firenze

indagini scientifiche

I dipinti su carta presentano, come noto, una pellicola pittorica estremamente sottile; ogni tipo di prelievo per riconoscere i materiali è quindi estremamente invasivo. Allo scopo di avere informazioni sui materiali costitutivi, è stata quindi condotta una campagna di misura principalmente attraverso indagini non distruttive. Le tecniche impiegate sono state le seguenti:

  1. fluorescenza dei raggi X (XRF)
  2. analisi spettrocolorimetrica
  3. analisi mediante spettroscopia Raman
  4. analisi infrarossa con strumentazione portatile
  5. misure di pH superficiali
  6. caratterizzazione delle fibre costitutive e delle cariche

Per ottenere informazioni sulla composizione dei pigmenti e sui materiali costitutivi della carta, sono stati scelti alcuni punti di analisi sul supporto cartaceo, sulle foglie metalliche, sui sigilli, sui caratteri neri delle iscrizioni e sulle differenti tonalità dei manti dei cavalli. I punti selezionati sono stati caratterizzati mediante la combinazione di tre tecniche analitiche di tipo non distruttivo. 

Le analisi sono state eseguite nel laboratorio di restauro direttamente sull’opera, impiegando strumentazioni portatili quali la spettroscopia dei raggi-X (XRF), spettroscopia Raman con sorgente laser a 632.8 e 514.5 nm, e la spettro colorimetria. I punti di analisi sono mostrati nella figura 1.

Sono stati inoltre scelti, dei punti addizionali che sono stati caratterizzati attraverso spettroscopia infrarossa mediante una strumentazione portatile (Agilent 4100 ExoScan FTIR instrument, equipaggiato con una sonda di misura a riflettanza diffusa).

L’acidità della carta è stata monitorata su differenti aree della superficie della carta all’inizio, nella porzione centrale e nella porzione finale del rotolo, includendo le aree in cui erano presenti macchie da foxing. Le misurazioni di pH sono state eseguite con un pH-metro portatile Hanna, munito di elettrodo piatto per misure di pH di superficie. La misura è stata eseguita ponendo una goccia di acqua distillata tra la  superficie della carta e l’elettrodo; ciascuna misura è stata ripetuta due volte. 

Per approfondire la conoscenza dei materiali costitutivi della carta, sono stati infine eseguiti dei micro campionamenti  da differenti porzioni del rotolo, che sono stati sottoposti ad analisi microscopica in luce polarizzata, analisi mediante microscopia elettronica  scansione con microsonda ai raggi-X (SEM-EDS) ed analisi micro-FTIR.

Risultati

Lo studio del rotolo condotto mediante tecniche non distruttive e micro-distruttive ha consentito la completa identificazione dei materiali impiegati ed ha rivelato dettagli della tecnica di manifattura. È stato riscontrato che, in accordo con la tradizione pittorica giapponese, la tavolozza pittorica è molto semplice, costituita da pochi colori puri, sapientemente miscelati tra loro per ottenere le differenti tonalità. I pigmenti impiegati sono solo quattro: bianco di conchiglia (gofun), nero di carbone, cinabro e gomma gutta. Le tonalità chiare sono realizzate sia per diluizione del colore con acqua o, che con l’aggiunta di pennellate di pigmento bianco.

La gomma gutta è stata riconosciuta mediante analisi micro-Raman: tale risultato è di particolare rilevanza, in quanto i coloranti organici sono generalmente difficili da identificare mediante analisi non distruttive, soprattutto in pellicole pittoriche così sottili. Il legante del colore è a base proteica ed è costituito da colla animale, impiegata anche nella collatura dei fogli prima dell’esecuzione del dipinto.

Sulla carta sono state eseguite delle misure di colore che hanno fornito un utile punto di riferimento per il controllo del colore dopo il restauro e per eventuali monitoraggi nel tempo.

Le analisi micro-distruttive su frammenti di carta hanno permesso il riconoscimento delle fibre vegetali impiegate, dei materiali inerti impiegati per la carica e dei materiali organici impiegati per la collatura e nei processi di finitura superficiale.

Le analisi per l’identificazione delle fibre costitutive hanno evidenziato la presenza di due tipi di carta: la prima, composta di fibre di k?zo mescolate con quelle di bambù, impiegata per le due parti terminali del rotolo con calligrafie e la seconda composta di fibre di ganpi impiegata per il frontespizio e le aree dipinte. Le carte contengono rilevanti cariche inerti a base di argille locali. L’uso di cariche inerti è molto frequente nella tradizione giapponese in quanto gli spazi tra le fibre, per la peculiarità del processo di manifattura, vengono così colmati rendendo più adatta la carta a ricevere i colori. In linea con la tradizione locale la carta è collata con colla animale e alunite, messa in evidenza dall’analisi Raman, al posto dell’allume.

Il supporto cartaceo mostra una leggera acidità, tipica delle carte orientali, non dannosa per il dipinto.