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Angelo in maiolica, Museo dell'Opera del Duomo di Orvieto

stato di conservazione e interventi precedenti

Il manufatto è giunto a noi in forma di frammento, composto a sua volta da 10 sezioni di varie dimensioni. Oltre ad alcune lacune più piccole, è mancante tutta la metà sinistra della lunetta, che forse doveva rappresentare la Vergine, secondo l’iconografia consueta della scena dell’“annunciazione”.
Tutti i pannelli esterni che danno verso l’estradosso della lunetta risultano essere scalpellati, come per modificare la curvatura o per rimpicciolire il rilievo. Questo intervento fa pensare ad una ricollocazione dell’opera in una sede diversa da quella originaria.
Al momento del suo arrivo in I.S.C.R., l’angelo si trovava montato su un piano in marmo rettangolare nel quale era scavato in piccolo incavo per accogliere meglio la terracotta. I pannelli ceramici erano alloggiati su questo supporto con l’ausilio di una malta e, nella parte bassa, di perni metallici.
Lo smalto che riveste l’opera si è dimostrato essere piuttosto resistente dal punto di vista chimico. Infatti, solo in pochi punti vi sono riscontri visivi di un inizio di corrosione chimica dell’invetriatura. Altrove sono presenti delle scagliature dovute alle azioni di scalpellamento a cui l’opera è stata sottoposta per spostarla da una collocazione all’altra .
Tutta la superficie della scultura era ricoperta da uno strato abbastanza compatto di ossalati di calcio (come è risultato dall’analisi diffrattometrica), di colore giallo-beige. Gli ossalati di calcio presenti potrebbero essere la testimonianza residua di un vecchio protettivo deterioratosi durante la permanenza all’esterno della terracotta.
Infine, osservando le sezioni ceramiche ormai rimosse dal supporto, si è potuto notare la non complanarità tra di loro: evidentemente durante la cottura i singoli elementi ceramici hanno subito una lieve deformazione, diversa per ciascun pannello.