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Il restauro del contemporaneo nella seconda giornata di studio dell'IGIIC

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Data: 25/01/2017

"Muri dipinti, graffiti e degrado. Il delicato confine tra conservazione di opere d'arte e tutela degli ambienti urbani dagli atti vandalici" è il titolo dell'incontro del 27 gennaio presso l'Accademia di Bologna

Seconda giornata di studio, promossa dall’Accademia di Belle Arti di Bologna e organizzata dall’IGIIC, Gruppo Italiano dell’International Institute for Conservation, che quest’anno si concentrata sul tema dei murales contemporanei e della “Urban art”. Tipica espressione dell’arte contemporanea, i murales hanno da sempre attirato grande interesse non solo dal punto di vista strettamente artistico ma anche per gli aspetti politici e sociali ad essi sottesi. Espressione di fenomeno ampio e diversificato, i murales costituiscono una categoria estremamente complessa sotto sotto il profilo tecnico, ma ancora di più per quanto concerne l’approccio metodologico, storico e artistico. La complessa questione dei murales è oggetto di discussione soprattutto per il delicato rapporto tra questa forma di espressione e la conservazione dei centri storici.

L’Istituto partecipa all’evento, con un intervento dal titolo “Arte urbana e muri dipinti: problemi di tutela e conservazione”  a firma di Paola Iazurlo, restauratrice responsabile del Laboratorio di restauro dei materiali dell’arte contemporanea dell’ISCR che da circa quindici anni si occupa del restauro dell’arte contemporanea e della formazione degli allievi in questo settore specifico, nell’ambito del Percorso Formativo Professionalizzante (PFP) 2 della Scuola di Alta Formazione ISCR.

La giornata di studio del 27 gennaio costituisce il secondo appuntamento dopo quello che l’Accademia di Belle Arti di Bologna, in collaborazione con l’IGIIC, aveva organizzato il 4 marzo del 2016. 

Indirizzo: Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti, via Belle Arti 54, Bologna.

Programma completo della giornata di studio sul sito dell'IGIIC

Visita anche la pagina del sito dell’Iscr dedicata al Laboratorio di restauro dei materiali dell'arte contemporanea

 

 

L’intervento si propone di ripercorrere le vicende che hanno determinato la nascita delle pitture sui muri delle città americane e europee a partire dalla fine degli anni ’60 e i successivi sviluppi al fine di comprenderne le istanze, i valori e i canoni che fin dall’inizio risultano associati a tali opere.

Il carattere problematico dei murales risulta in primo luogo determinato per un’insita difficoltà di inquadramento all’interno del panorama dell’arte contemporanea. Risultato di una manifestazione spontanea, popolare, altamente espressiva, fortemente legata alla dimensione urbana e alla strada, i murales si pongono spesso in una labile zona di confine tra arte e vandalismo. Tutto ciò comporta dirette conseguenze sul piano della tutela, per l’oggettiva difficoltà a stabilire proprietà, pertinenza e competenza a livello giuridico-amministrativo.

Estremamente problematica risulta inoltre la questione legata alla conservazione. Eseguite in esterno, su muri preesistenti, con scarsi mezzi economici, i murales vanno incontro a un rapido processo di degrado che dipende sia da condizioni ambientali estreme che da una tecnica esecutiva basata sull’impiego di prodotti pronti all’uso in grado di coprire rapidamente ampie superfici. Le cosiddette tempere lavabili, a base di copolimeri acrilico-vinilici in dispersione acquosa, impiegate diffusamente dai muralisti, risultano poco compatibili con superfici architettoniche e poco adatte ad essere applicate in esterno.

In questo panorama la possibilità di conservazione si scontra con le difficoltà tecniche oggettive legate alla scarsa durabilità dei mezzi pittorici impiegati, nonché con il carattere estemporaneo di opere nate per il tempo presente e di cui l’autore stesso ne rivendica il diritto all’oblio.

Tali aspetti impongono al conservatore un approccio estremamente consapevole e mirato, per evitare che l’intervento possa alterare il carattere dell’opera, falsificarne il significato ed i valori ad essa sottesi, oltre che risultare nel complesso poco sostenibile.