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Santa Marta al Collegio Romano. Restauro Aperto

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Data: 17/11/2017

Visite guidate al nuovo laboratorio di restauro aperto al pubblico. Modalità di prenotazione e orari in questa pagina

English version

Il laboratorio di restauro allestito dall’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro all’interno dell’ex chiesa di Santa Marta al Collegio Romano e nello spazio dell’ex Coro delle Monache ospiterà per l’anno 2017-2018 opere che appartengono al mondo dei dipinti murali e in particolare degli affreschi. Restauro Aperto è stata concepito proprio per la rendere il pubblico partecipe alla vita di un cantiere di restauro e accrescere sempre di più nel visitatore (cittadini, studenti, turisti) la consapevolezza dell’importanza della conservazione del nostro patrimonio.

Le visite del pubblico e delle scuole si svolgeranno con prenotazione dal martedì al venerdì (eccetto festivi infrasettimanali) dalle 11.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 16.00 a partire dal 25 ottobre 2017. La durata della visita sarà di 1 ora per gruppi di massimo 25 persone.

La prima domenica di ogni mese la chiesa di Santa Marta sarà aperta al pubblico con prenotazione dalle 10.00 alle 17.00 con sei turni di visita (attenzione: chiusura dalle 13.00 alle 14.00)

Prenotazioni sul sito Eventbrite:
https://www.eventbrite.it/e/biglietti-restauro-aperto-gli-affreschi-39108819532

Info: is-cr.santamarta@beniculturali.it

La prenotazione deve essere effettuata almeno un giorno prima della visita

L’occasione di questa nuova destinazione d’uso della chiesa ha coinciso con la sua riapertura al pubblico dopo alcuni anni chiusura. La chiesa - consacrata nel 1570, ristrutturata e decorata dal 1668 dagli architetti Giovanni Antonio De Rossi prima e Carlo Fontana poi, autore del definitivo assetto barocco della chiesa, dal pittore Giovan Battista Gaulli e dallo stuccatore Leonardo Retti - ha ritrovato la memoria dei suoi apparati decorativi.  All’interno erano presenti nove tele per altrettanti altari, di cui si conoscono soggetti e autori; la maggior parte di esse sono andate purtroppo, disperse dopo l’incameramento da parte dello Stato del complesso conventuale, evento che segna anche l’inizio di pesanti manomissioni di tutta la chiesa.

Nel 1877, infatti, ne venne autorizzata la chiusura al culto, e nel 1881 vennero consegnati al Demanio tutti i locali che erano appartenuti al convento, compresa la chiesa e il coro annesso ad essa.

Nel 1907 la chiesa di Santa Marta venne adattata a sede dell’archivio della Questura e per poter posizionare alcuni scaffali vennero demoliti gli altari delle cappelle mentre per costruire un ballatoio di metallo furono demoliti il cornicione e i putti in stucco fra le finestre.

Nel 1908 vennero approvati il progetto di rimozione del portale cinquecentesco che fu sostituito da una finestra e la trasformazione delle quattro nicchie in facciata in altrettante finestre. Il portale venne traslato all’ingresso della vicina caserma.

Tra il 1961 e il 1995 la chiesa è stata restaurata e nel 1996 è stata consegnata dalla Soprintendenza per i beni Artistici e Storici di Roma alla Direzione Generale Affari Amministrativi e del Personale e utilizzata per corsi formativi e altre attività culturali.

Una importante novità della nuova riapertura è la ricollocazione in sito del dipinto di Francesco Cozza (1606-1682), pittore di origine calabrese e di adozione romana, che raffigura La predica del Battista firmato e datato 1675. Rinvenuto sul mercato antiquario, venne acquistato dallo Stato nel 1966 proprio per la chiesa di Santa Marta al Collegio Romano allora in restauro e conservato da allora nei depositi di Barberini Corsini Gallerie Nazionali. La tela, era posta nella terza cappella di destra dove è stata attualmente ricollocata.

Le altre due opere rintracciate nel corso del ‘900 (una nel 1937 da Salvagnini e un’altra nel 1987 da Falaschi), sono a tutt’oggi conservate presso il convento delle Monache Agostiniane dei Santi Quattro Coronati a Roma e sono state riprodotte in dimensioni reali per essere ricollocate anch’esse nella loro posizione originaria. Si tratta del dipinto che era situato al centro della zona presbiteriale, raffigurante Cristo in casa di Marta e Maria opera di Guillame Courtois detto il Borgognone (1638-1679) e della Madonna col Bambino e i Santi Agostino e Monica di Giacomo del Po (1652-1742), posto nella seconda cappella di sinistra.

 

Le opere in restauro a Santa Marta

Si tratta di dipinti ad affresco che, per diverse vicende, hanno subito danni o trasformazioni che hanno causato modifiche significative del loro stato.
Un dipinto murale (affresco, tempera, olio) nato per essere un’opera immobile, stabile e ben ancorato alla muratura, verticale o orizzontale che sia, può distaccarsi fino a finire a terra con spessori variabili, può finire in frantumi a seguito del crollo completo delle strutture su cui è stato realizzato o anche diventare una sorta di quadro quando viene staccato o strappato dal muro. È quest’ultima una soluzione estrema che si attua in occasione di gravi minacce di crolli o anche in casi di distruzione delle architetture a cui appartenevano. Operazione tipica ad esempio in occasione dei terremoti.

Sono proprio questi i tre casi che si è scelto di presentare nel nuovo spazio di restauro dell’ISCR:

  1. i dipinti cinquecenteschi ancora esistenti sulla parete di fondo dell’ex coro delle Monache: gli affreschi fanno parte di un ciclo unitario, realizzato forse dopo l’acquisizione nel 1561, che è stato oggetto di restauro alla metà degli anni ’90 lasciando irrisolto il problema del trattamento delle lacune. L’intenzione è quella di procedere ad una revisione operando secondo i criteri della reintegrazione di un testo pittorico che, a tutt’oggi, si ispira ai principi enunciati da Cesare Brandi nella Teoria del restauro (1963);
  2. i preziosi frammenti romani, circa 7.000, provenienti da un grande impianto termale di una villa, oggetto di successive fasi di sistemazione e ampliamento dall’età tardo-repubblicana (II sec. a.C.) fino al suo definitivo abbandono alla fine dell’età giulio-claudia (I sec. d.C.) recentemente emersi nello scavo condotto dall’Università di Tor Vergata. Il tema della ricomposizione dei frammenti è presente nell’ISCR fin dai primi anni della sua fondazione e ha visto un momento di particolare coinvolgimento con il restauro dei dipinti delle volte crollate di San Francesco ad Assisi nel terremoto del 1997;
  3. il dipinto staccato dal Casino della morte di Palazzo Farnese raffigurante Narciso alla fonte, opera di Domenico Zampieri detto il Domenichino (1581-1641) datato tra il 1503-1505, estratto dal muro nel 1826.  Con il dipinto di Domenichino si affronteranno prevalentemente problemi di pulitura e reintegrazione.

Il restauro di ognuna di queste opere si configura come un’operazione complessa che, come è prassi, richiederà preliminarmente una serie di studi e verifiche sui i materiali originali, le tecniche di esecuzione, le trasformazioni dovute all’invecchiamento naturale, agli interventi successivi valutando di questi la compatibilità anche in previsione delle valutazioni da fare al fine di un loro mantenimento e/o rimozione.

Studi, verifiche e indagini accompagnano tutto l’iter del restauro e sono intervallati, non di rado, da tempi di studio e/o riflessione, durante i quali il lavoro sembra apparentemente fermo. Non sono rari anche interventi come alcuni consolidamenti, che una volta eseguiti richiedono tempi di attesa per poter proseguire con le lavorazioni.

Nella consapevolezza di ciò sono stati volutamente inseriti nel laboratorio più manufatti, per dare così modo al pubblico di poter vedere sempre, almeno uno degli interventi di restauro, in fase di esecuzione.

Di particolare rilievo è il fatto che Il visitatore avrà la possibilità di vivere “dal vero” degli interventi di restauro attuati con tutte le loro attenzioni e i loro tempi. Il pubblico dovrà quindi essere aiutato a comprendere le diverse fasi dell’intervento stesso e a condividere la delicatezza o la problematicità di cosa si sta eseguendo acquisendo consapevolezza dell’impegno e della professionalità che un intervento conservativo richiede.

L’accompagnatore provvederà quindi, per ogni restauro in corso, a illustrare la situazione del momento collocandola nell’iter che si è individuato di dover percorrere per il recupero dell’opera.

Ai restauratori si affiancheranno le altre figure professionali che concorrono alle diverse fasi dell’intervento, consentendo così al visitatore la possibilità di una relazione con storici dell’arte, archeologi, architetti, chimici, fisici etc. e anche con tutte le tecniche della diagnostica di campo.

La progettazione dei percorsi destinati al pubblico ha dovuto tener conto sia degli aspetti legati alla sicurezza che alla necessità di garantire condizioni idonee alla concentrazione del restauratore che potrebbe avere la necessità di dover effettuare passaggi operativi delicati in concomitanza con le visite.  Al contempo sono state messe a punto tutti gli accorgimenti possibili per poter offrire ai visitatori una visione il più possibile ravvicinata degli interventi scegliendo angolazioni e visuali di grande efficacia.

Gli interventi sono tutti condotti dall’ISCR che si avvarrà di collaboratori formati presso la scuola dell’Istituto.

Lo scopo dell’iniziativa non è fare formazione nel campo specifico del restauro, ma rendere consapevoli i visitatori   dell’importanza della salvaguardia del patrimonio artistico e di quanta cura occorre mettere in campo per rallentarne il degrado.   Il restauro, inoltre, intervenendo sulla materia dell’opera d’arte, offre possibilità di lettura dell’opera stessa attraverso i materiali e le tecniche esecutive, con una possibilità di un ulteriore coinvolgimento del pubblico a prescindere dalle conoscenze del singolo della storia dell’arte.

Anche questa operazione vuole contribuire ad ampliare il numero dei soggetti consapevoli e collaborativi sui temi della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale. Saranno quindi presi accordi con le scuole al fine di rendere partecipi gli studenti sui temi della conservazione e della valorizzazione del nostro patrimonio culturale.
Tutte le strutture che sono nella Chiesa e nel Coro delle Monache sono improntate alla massima reversibilità e sono state realizzate dalla Società ArticolArte

Il gruppo di lavoro ISCR del nuovo allestimento di Santa Marta è così composto

Cristina Udina
Angelandreina Rorro
Rocco D’Urso
Ottavio Ono
Edoardo Loliva
Fabio Aramini

Promozione e comunicazione
Anna Milaneschi
Claudio Santangelo

Editing grafico dei pannelli Jacopo Russo

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