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Villa Farnesina-Chigi: Loggia di Galatea e prospetto verso il Lungotevere

presentazione

Nel 1956 il presidente dell’Accademia dei Lincei, prof. Vincenzo Arangio-Ruiz, invita Cesare Brandi a partecipare alla riunione della commissione che si occupa dei problemi causati all’apparato pittorico della villa Farnesina dalle vibrazioni del traffico veicolare sul Lungotevere: nella documentazione d’archivio dell’Istituto si tratta del primo atto di un coinvolgimento che perdurerà fattivamente per quindici anni, fino a quando una lettera dell’ing. Giovanni Massari del 16 febbraio 1971 comunica all’allora direttore Pasquale Rotondi che è finalmente completa la pavimentazione antivibrante sul Lungotevere. Si tratta della premessa essenziale per poter procedere agli urgenti lavori di restauro per arginare i gravi problemi di distacco dell’intero apparato pittorico della villa, legati alla seria situazione fessurativa dell’edificio, ma amplificati dalle vibrazioni causate dal traffico veicolare.

Già nel 1959 il Presidente dell’Accademia dei Lincei aveva invitato Brandi a intervenire operativamente per il restauro degli affreschi e nel 1963 era stata approvata una perizia di spesa per la Loggia di Galatea e quella di Psiche che, in una relazione dell’anno successivo, risultano interessate da una preoccupante situazione conservativa. Nell’estate 1964 una nota manoscritta di Rotondi a margine del verbale di un sopralluogo riporta la decisione di eseguire il distacco di due peducci e del paesaggio in corrispondenza della lunetta di Sebastiano del Piombo con la Caduta di Fetonte: dell’intervento vengono incaricati Giovanni Urbani e Paolo Mora. Nel 1969 – mentre l’Istituto svolge un ruolo di primo piano nella ricerca di una soluzione per i lavori sul Lungotevere – viene redatto un articolato programma d’intervento sui dipinti murali diretto dall’arch. Almamaria Tantillo che comprende: “campagna preliminare di studio e di rilevamento dello stato di conservazione; consolidamenti e azioni protettive di primo intervento riguardanti le zone più gravemente compromesse; realizzazione della campagna di restauro definitivo, da svolgersi sulla base dello studio e del rilevamento anzidetti”. Si tratta di un complesso di interventi che impegnerà a fondo l’Istituto per alcuni anni e che avranno come oggetto la volta di Baldassarre Peruzzi con l’Oroscopo di Agostino Chigi, il Polifemo, le lunette di Sebastiano del Piombo (queste ultime con scene tratte dalle Metamorfosi di Ovidio) e la Galatea di Raffaello.  

L’impegno e il coinvolgimento dell’Istituto è tale che dal 1972 un ordine di servizio distacca i restauratori Vincenzo Regoli, Paolo Ferri, Nerina Neri e il marito Aldo Angelini alla Farnesina. Nel giugno 1973 una lettera di Giovanni Urbani a Beniamino Segre attesta le operazioni di fissaggio e pulitura della volta, mentre si decide di operare anche all’esterno: i restauratori intervengono sui resti delle pitture di Peruzzi esistenti sulla facciata della loggia verso il Lungotevere.

Grazie all’approccio multidisciplinare e all’uso di vari metodi di indagine diagnostica, l’intervento nella Loggia di Galatea è – come nella cifra dell’Istituto – un’importante occasione di conoscenza dell’opera: si chiariscono, fra l’altro, le giornate lavorative per l’esecuzione di Polifemo e Galatea e si portano alla luce, sotto gli affreschi, studi preparatori attribuiti a Sebastiano del Piombo. Come recentemente ribadito nell’articolo di Paola Santopadre, Pierluigi Bianchetti, Giancarlo Sidoti, Pietro Moioli e Claudio Seccaroni (in “Bollettino ICR”, Nuova Serie, n. 24-25, 2012), si esclude definitivamente che la veste di Polifemo sia stata aggiunta in un secondo momento e si chiarisce che è stata realizzata dando l’oltremare a fresco sopra una preparazione bianca a base di calce.

L’impegno dell’Istituto per la Loggia di Galatea si prolungherà anche nei decenni successivi: nel 1984 la dott. Rosalia Varoli Piazza indica il restauratore Aldo Angelini come esecutore del restauro delle paraste (di cui, nella campagna precedente era stata studiata, a titolo esemplificativo, quella collocata tra Polifemo e Galatea), mentre dieci anni dopo – approfittando della campagna diagnostica in atto presso la Loggia di Psiche – vengono effettuate diverse misure di fluorescenza a raggi X (XRF) che vedono la collaborazione tra Istituto ed ENEA e consentono di chiarire, tra l’altro, che sulla Galatea non sono identificabili pigmenti gialli di origine artificiale.