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Baia sommersa, Villa dei Pisoni, Pavimento in mosaico bianco

presentazione

A 130 metri a sud-est di Punta dell’Epitaffio, a circa 5 metri di profondità, è situato un grande complesso residenziale. Il rinvenimento di una fistula aquaria, in giacitura originaria, nell’angolo meridionale del cortile della villa, nella quale si legge l’indicazione del nome del proprietario Lucio Calpurnio Pisone, ha permesso di identificare il complesso, come la Villa dei Pisoni. I Pisoni erano una potente famiglia romana della prima età imperiale le cui proprietà vennero confiscate nel 65 d.C., molto probabilmente in seguito al fallimento della congiura contro l’imperatore Nerone. Un’ulteriore prova che conferma l’appartenenza della villa di Baia alla famiglia dei Pisoni, viene dalle fonti classiche. In particolare risulta di notevole interesse un passo di Tacito (Ann., XV, 59); lo storico vi narra della congiura antineroniana del 65 d.C. e ricorda i nomi dei vari congiurati guidati da Gaio Calpurnio Pisone ma, soprattutto, il luogo ove essa venne organizzata, ossia nella villa di Gaio apud Baias. Il complesso residenziale che comprendeva la lussuosa villa era protetto dalla forza del mare e dei venti con una barriera artificiale, composta da venticinque piloni (pilae) in opera reticolata (grazie a questo ritrovamento si è potuto accertare che il mare aperto di età romana era a circa 370 metri dall’attuale linea costiera). La villa, passata in seguito al demanio imperiale, subì significative trasformazioni in età adrianea (117-138 d.C.). A questo periodo risale il grande cortile centrale a pianta rettangolare (circa m 100x60), che presenta su ogni lato porticati riccamente decorati, alcuni con nicchie curvilinee inquadrate da semicolonne in laterizio (una delle quali, la N.13 del percorso di visita, è stata oggetto di un rilevante intervento svolto durante la campagna di restauro del 2004), unite fra loro con un muro di cinta in opera mista. Una pavimentazione a mosaico composta da tessere bianche, decorava uno degli ambienti facenti parte di un complesso a ridosso del muro del limite SO del viridarium della villa. Il quartiere marittimo della villa è situato a sud del cortile ed era dotato di due approdi con moli, di cisterne per la raccolta dell’acqua e di peschiere, probabilmente pertinenti alla prima fase dell’edificio (fine I secolo a.C./inizi I secolo d.C.).

Il mosaico, di dimensioni 3,5 x 6 metri composto da tessere bianche, decorava uno degli ambienti facenti parte di un complesso a ridosso del muro del limite SO del viridarium della Villa dei Pisoni. Tale complesso edilizio è identificato come terme in una carta archeologica pubblicata nel 1997 (Scognamiglio, 1997, Tav. II, p. 40). Considerata la sua frammentarietà e la scarsa leggibilità delle strutture in elevato, poco si può dire di più circa l’uso effettivo dell’ambiente che il mosaico decorava.

Una serie di restauri e interventi di manutenzione hanno interessato il mosaico durante le campagne eseguite dall’ISCR, nell’ambito del progetto Restaurare sott’acqua.

Durante il primo intervento, svolto nel 2004, è stato effettuato un importante consolidamento strutturale del pavimento, risarcendo il vuoto sotto gli strati preparatori del lato N; infine il mosaico è stato coperto con geotessuto. Nel corso della campagna del 2005 è stato eseguito un intervento di manutenzione ordinaria del restauro 2004. Al mosaico si è tornati durante la campagna del 2008, quando è stato sostituito il geotessuto utilizzato per la sua protezione. Nel 2009 è stato sostituito nuovamente il geotessuto, asportato da forti mareggiate, con copertura, appositamente progettata, in geotessuto imbottito applicato “a testuggine”. Nella campagna del 2010 si è potuta verificare la consistenza e il buono stato di conservazione e di adesione al substrato originale della malta utilizzata nell’anno precedente per l’intervento di integrazione delle stuccature perimetrali di contenimento. Nel 2011 sono stati compiuti localizzati risarcimenti della malta perimetrale con sostituzione di quella vecchia e sono state pulite le superfici trovate libere dalla copertura. Infine è stata sostituita la vecchia copertura con una nuova realizzata con geotessuto appesantito da sacchi in nylon telato riempito con ghiaino; quindi, è stata tagliata una piccola porzione del rivestimento così da ricavare una sorta di “finestra” per consentire la visione del pavimento durante le visite subacquee. In questo settore il mosaico è protetto solo dalla sabbia del fondale.

I lavori di restauro dal 2004 al 2010 sono stati diretti da Roberto Petriaggi