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I frammenti dell'affresco absidale di San Pietro, Tuscania

stato di conservazione e interventi precedenti

Lo strato rinzaffo/arriccio si presentava meccanicamente molto debole, tale debolezza sembra aver facilitato il distacco dei frammenti dal supporto murario durante il crollo. Diversamente, la malta dell’intonaco è molto forte. Durante l’impatto con il suolo, la coesione nettamente superiore alla malta di base ha provocato in molti casi una separazione dei due strati e di conseguenza, gran parte dei frammenti conservano solamente l’intonaco. Il suo spessore sembra essere strettamente legato alla grandezza dei frammenti. Laddove è più spesso i frammenti sono di dimensione maggiore, mentre nei frammenti piccolissimi il suo spessore è generalmente minimo. La pellicola pittorica è sensibile all’acqua e presenta diffusi difetti di coesione.

Prima del terremoto, il dipinto ha subito diversi restauri. Un intervento databile all’inizio del 1900 è riconoscibile dalla presenza numerosi elementi metallici di ancoraggio (grappe a “L” di ottone) e stuccature (probabilmente a base di gesso). Nella campagna fotografica del 1925, conservata all’Iccd di Roma, questi ancoraggi sono già visibili. E’ probabile che durante lo stesso restauro furono intonacate le grandi lacune nella parte centrale del dipinto. Dell’intervento eseguito dall’Icr alla metà degli anni cinquanta non esiste documentazione tranne una serie di fotografie del prima. A questo intervento può ricondursi, verosimilmente, l’uso di caseato di calcio, visibile sul retro di numerosi frammenti e impiegato per ristabilire i distacchi degli strati preparatori, e la rimozione dell’intonaco che colmava le grandi lacune del dipinto.