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La porta aperta, Venanzio Zolla, Quirinale, Roma

intervento di restauro

La cornice è stata pulita prima mediante azione meccanica con una gomma e poi con acqua demineralizzata a tampone, per rimuovere lo sporco superficiale. Dopo la pulitura le parti sconnesse della cornice sono stati fissate tra loro mediante incollaggio degli angoli e successivo fissaggio con barrette di metallo a forma di L, applicate con viti. Data la presenza di una lacuna nella decorazione vegetale, si è poi completato l’intervento con la reintegrazione  mediante stuccatura a gesso e colla e ritocco ad acquerello, completando con la  verniciatura spray della vernice da ritocco (vernice surfin Lefranc & Bourgeois in etere di petrolio 1:2).
L’intervento di restauro sull'opera è iniziato dalla pulitura della pellicola pittorica. La superficie molto offuscata è stata prima pulita meccanicamente a gomma, con la quale si è rimosso uno strato polveroso molto consistente, e si sono così in parte recuperati maggiori dettagli della pittura. La leggibilità dell’opera risultava comunque compromessa dalla percezione di uno strato soprammesso alterato. Tramite la riflettografia IR, si è approfondita la lettura  stratigrafica tra protettivo e pellicola pittorica, al fine di capire se si trattava di due strati sovrapposti o di un solo strato di pittura ad olio che faceva uso fra le pennellate di una vernice. L’analisi ha confermarmato il doppio strato chiarendo soprattutto la zona in basso a sinistra, costituita da una serie di macchie verdi, bianche e rosse che rappresentano un tappeto. Sono emersi inoltre altri dettagli non visibili a occhio nudo, come  dei tratti di disegno i accanto al cappotto del vecchio, segni  della porta che ne fanno ipotizzare una posizione diversa, oltre ad una figura schizzata  che entra dalla porta aperta.
E' stata eseguita una  fluorescenza a raggi X (XRF), per l'identificazione dei pigmenti: è stato possibile verificare la presenza di piombo in zone localizzate, soprattutto in basso a sinistra dove sono visibili delle pennellate bianche e sugli incarnati.
L’interesse dell’intervento che ha motivato una ricerca di approfondimento è scaturita dai problemi di rimozione selettiva del protettivo. Sono state effettuate diverse prove di pulitura, dall’ acqua ai solventi organici quali alcoli, chetoni e idrocarburi, in varie combinazioni e miscele a diverse proporzioni, per testare la solubilità di protettivo e legante. Si è constatato che le puliture a solvente non si dimostravano selettive. Un risultato soddisfacente si è invece raggiunto con triammonio citrato all’1% in acqua deionizzata a tampone e successiva rimozione ad acqua deionizzata. A questa pulitura è stata quindi affiancata una verifica di tipo chimico analitico con spettroscopia infrarossa a fibre ottiche (mid-FTIR) senza prelievo di campione, analizzando la superficie prima durante e dopo trattamento con TAC, oltre che i residui rimossi sul tampone con Pyr-GCMS, che hanno confermato la efficacia dell’intervento.