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Custodie liturgiche in legno e cuoio dorato a piccoli ferri

tecniche di esecuzione

Ogni custodia è formata da una struttura lignea composta da più parti, rivestita esternamente in cuoio decorato.

Struttura lignea. Le diverse parti, costituite da lamine di legno incurvato, assicelle giustapposte e parti modanate, sono fissate per mezzo di chiodi: indagini svolte tramite metaldetector hanno rilevato la posizione dei chiodi su ciascun contenitore, contribuendo così all’analisi dell’assemblaggio. La specie vegetale è solitamente faggio, come riscontrato per le custodie 0339, 0340 e 0344, che si presta, per le caratteristiche anatomiche, ad essere incurvato.

Rivestimento in cuoio. La pelle di rivestimento è generalmente conciata al vegetale, mentre la fodera, quando in pelle, è conciata all’allume e tinta di rosso (custodie 0338, 0342 e 0344) o di giallo (custodia 1911). L’incollaggio della fodera interna precedeva generalmente quello del rivestimento (custodie 0342, 0344). Quest’ultimo è costituito da più porzioni di pelle giuntate a unghiatura, incollate sulla struttura e di un unico colore, sebbene fra gli esemplari restaurati ve ne sia uno in più colori, ottenuto mediante l’applicazione di intarsi (0339). Alcune custodie sono del colore naturale del cuoio conciato al vegetale (le 0338, 0339, 0342,  0344), mentre le custodie rosse (0345 e 1911), così come la 0340 di tonalità viola scuro, nonché le fodere di colore rosso, sono state tinte con delle lacche.

Disegno preparatorio. Sulle custodie 0338 e 0344 sono visibili, a luce radente, delle leggere incisioni a secco.

Doratura. La tecnica della doratura a piccoli ferri viene dettagliatamente descritta nell’Encyclopédie alla voce Relieure, così come in numerose altre istruzioni e manuali di legatoria apparsi in Europa dal XVII secolo in poi. Secondo le ricette, sull’intera superficie del cuoio viene distribuito l’appretto (in inglese glair, in francese glairé), costituito da albume d’uovo: questo è stato riconosciuto, tramite FTIR, nello strato proteico che si trova sulla superficie della custodia di Pio VII (0344), al di sotto della doratura e dello strato di finitura. La foglia d’oro viene fatta aderire alla superficie apprettata mediante l’impressione del ferro, preventivamente riscaldato, costituito da un punzone metallico (rame, bronzo, ottone, acciaio) inciso in rilievo. I ‘filetti’ sono ferri particolari con estremità a forma di asticella, diritta o ricurva, atti ad imprimere motivi lineari continui. Per eseguire le lunghe filettature si usano punzoni a forma di rotella imperniata su di una forcella e assicurata a un lungo manico di legno. L’accurato esame microscopico delle superfici, grazie all’individuazione di piccolissime discontinuità e imperfezioni, permette di individuare la forma e la tipologia dei singoli ferri. 

Finitura superficiale. Su diverse custodie è stato rilevato, all’esame visivo e mediante microscopia ottica, uno strato superficiale che appare come una vernice e che è stato riconosciuto, alla fluorescenza UV e allo FTIR, come gommalacca. La presenza sulle nostre custodie di questa resina di origine animale, che conferisce uniformità ed un certo grado di lucentezza, è sufficientemente frequente da far ritenere che la sua applicazione, come protezione finale, fosse una consuetudine.

Ganci. La chiusura dei contenitori è generalmente assicurata per mezzo di piccole cerniere o di gancetti metallici che vengono inseriti all’interno di occhielli corrispondenti. Il materiale è perlopiù l’ottone.