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Restauri conclusi
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I frammenti dell'affresco absidale di San Pietro, Tuscania
Il violento sisma del 6 Febbraio 1971 provocò gravissimi danni al ricco patrimonio artistico di Tuscania (VT). I danni più ingenti si riscontrarono nella chiesa di San Pietro, dove crollarono il rosone della facciata principale e parte dell’abside con raffigurata l’Ascensione di Cristo, pittura datata fra l’ultimo quarto dell’XI secolo e la metà del XII. Fin dai primi giorni dopo la tragedia l’Istituto Centrale per il Restauro, assieme alle autorità preposte e ai giovani volontari del Gruppo Archeologico Romano, fu impegnato in un pronto intervento volto a limitare le perdite. La priorità era la messa in sicurezza della superfici dei dipinti murali rimasti ancorati alle pareti e la raccolta dei frammenti di quelli crollati. I frammenti furono estratti dalle macerie con grande attenzione e collocati in cassette di legno, seguendo un sistema di raccolta per settori. L’anno successivo, presso i laboratori dell’Istituto Centrale per il Restauro, venne fatto un tentativo di ricomposizione, tentativo presto abbandonato a causa dell’esigua dimensione e della fragilità del materiale.
Sulla base dell’esperienza acquisita nella ricomposizione dei frammenti di affresco delle vele crollate all’interno della Basilica di San Francesco ad Assisi nel terremoto del 1997, l’Iscr ha avviato il progetto di conservazione, ricomposizione e valorizzazione dei frammenti dell’affresco absidale di San Pietro a Tuscania. I risultati del primo studio di fattibilità, avviato nel 2006, hanno dimostrato che la superficie potenzialmente sviluppata dai frammenti disponibili corrisponderebbe solo a circa un terzo della superficie crollata. Tale scarsità di materiale ha quindi suggerito, fin dall’inizio del progetto, forme di valorizzazione diverse dalla ricollocazione in situ.
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La sala delle maschere e il corridoio 131 della Domus Aurea, Roma
Dal 2004 l’Iscr ha avviato i lavori di restauro e conservazione degli affreschi e del mosaico pavimentale della sala delle maschere e del corridoio 131. I lavori hanno interessato sia gli aspetti conservativi degli apparati pittorici che il confinamento ambientale e microclimatico delle due sale, introducendo dei sistemi tecnologici innovativi con sistemi di chiusura e di monitoraggio del microclima che potranno consentire la riapertura e la fruizione pubblica controllata delle sale.
Il progetto ha sviluppato dal punto di vista tecnologico un precedente intervento avviato a partire dal 1984 dall’allora Istituto Centrale per il Restauro con la Soprintendenza archeologica di Roma che aveva previsto la chiusura sperimentale dei due ambienti. Si decise di tenere sottocontrollo il microclima, causa principale del degrado degli affreschi, confinando gli ambienti attraverso dei sistemi di chiusura con porte a tenuta stagna per stabilizzare i parametri termo-igrometrici evitando i dannosi scambi di aria carica di inquinanti atmosferici tra interno e esterno delle sale. Dopo 25 anni di sperimentazione, grazie a costanti monitoraggi ambientali e ai test sperimentali, l’Iscr ha potuto confermare la piena validità dell’impostazione scientifica del confinamento ambientale che è stato oggi riproposto con le necessarie innovazioni tecnologiche.
È disponibile la visita virtuale delle due sale sul sito dedicato al restauro:
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http://domusaurea-salamaschere.beniculturali.it/ -
Gli affreschi di Polidoro da Caravaggio dal Casino del Palazzo del Bufalo a Roma
Le decorazioni monocrome ad affresco che decoravano il Casino del Bufalo, nel giardino del Palazzo del Bufalo-Cancellieri, conservate, dopo la loro estrazione dalla facciata nel 1885, nelle collezioni del Museo di Roma, raccontano le Storie di Perseo e Andromeda tratte dalle Metamorfosi di Ovidio.
I sei dipinti superstiti sono stati oggetto di un progetto di restauro molto delicato ed impegnativo da parte dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, a causa del grave stato di conservazione, reso possibile solo da una stretta collaborazione tra soggetti pubblici e privati che dal 2007 a oggi hanno collaborato per far tornare in vista queste preziose testimonianze.E’ stato così che l’Iscr, il Comune di Roma e la Fondazione Paola Droghetti onlus hanno investito risorse e passione per raggiungere lo scopo. La Fondazione Droghetti ha contribuito al restauro, eseguito presso i laboratori dell’Istituto attraverso l’assegnazione di cinque borse di studio a giovani restauratori appena diplomati alla Scuola di Alta Formazione dell’Iscr. Proprio la complessità del lavoro ha richiesto di integrare il lavoro con un contributo economico dell’Istituto con due finanziamenti inseriti nella Programmazione del MiBACT.
I preziosi frammenti sono la testimonianza dell’operare di due pittori Polidoro da Caravaggio e Maturino da Firenze, che negli anni romani realizzano le decorazioni di molte facciate, anche di grandi dimensioni, con una produzione che sfiorava le sei, sette facciate l’anno.
Questo complesso restauro ha fatto di questo intervento anche un’occasione catalizzante di studio e ricerca per le professionalità presenti in Istituto.
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